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“Perdurante”, però manca

“Perdurante”, però manca

Chissà cosa avrebbe scritto Francesco Durante del caos pandemico-politico in cui ci troviamo. Non ha fatto in tempo a vederlo perché è andato via all’improvviso in una mattina dell’ultima estate prima del Covid. Chissà quale. lettura ne avrebbe dato, da quel giornalista di razza che era, tanto puntuale e lucido nell’analisi dei fatti, quanto caustico e disincantato nella ricerca di soluzioni. Ma a queste doti ne affiancava un’altra, per la verità molto rara nell’ambiente: quella di unire il lucido acume a un amore vero per la letteratura e per la parola scritta in sé. Cosicché appena aveva smesso di scrivere un commento graffiante alle principali notizie cittadine, si dedicava a un altro articolo sugli amatissimi scrittori americani o sulla cultura degli emigranti o sui talenti emergenti della narrativa contemporanea. Un mondo a parte, al di fuori del giornalismo, era invece lo spazio che si ritagliava per il puro divertimento linguistico: il gioco delle rime, lo scherzo goliardico in versi, le allusioni verbali e i rifacimenti parodistici erano la passione che in anni recenti lo avevano avvicinato al gruppo dell’Oplepo, e alla vocazione per la scrittura à contrainte, cioè vincolata da una regola. E si deve proprio a questo gruppo la dedica a Francesco Durante di un intero fascicolo della Biblioteca oplepiana, curato dall’infaticabile Raffaele Aragona che ha chiamato a raccolta un bel gruppo di amici ed estimatori del giornalista, invitandoli a scrivere un testo in suo onore scegliendo ciascuno una propria contrainte. Il titolo è “perdurante” e la dice lunga sul contenuto: perdurante è il participio presente del verbo perdurare, e dunque significa letteralmente “che continua a durare”, ma si può leggere anche “per Durante” che sottolinea la dedica del volumetto al giornalista scomparso. All’interno 20 testi, di cui il primo è di Durante stesso, mentre gli altri sono firmati da Elena Addomine, Paolo Albani, Marco Alfano, Raffaele Aragona, Marcel Bénabou, Antonella Cilento, Cesare de Seta, Costanza Durante, Daniela Fabrizi, Piero Falchetta, Antonio Fiore, Paolo Pergola, Silvio Perrella, Astrid, PoierBernhard, Giuseppe Russo, Gigi Spina, Stefano Tonietto, Giuseppe Varaldo, Robert Viscusi. I contributi sono di varia natura e complessità, tutti accomunati dal tono leggero con cui si accostano alla divagazione linguistica: il tributo all’amico perduto diventa così un modo per tenerne vivo lo spirito. Lo spiega bene, in apertura, il beau present di Elena Addomine, quattro versi composti utilizzando soltanto le lettere contenute nel nome e nel cognome del dedicatario: “Ora non c'è Francesco/ora orfane, nude, Con “In mancanza” Giuseppe Russo lascia che la malinconia prenda il sopravvento, già dal titolo. E la mancanza, quella della lettera “U”, caratterizza il suo accorato commiato a Durante di cui rimpiange lo spessore intellettuale e l’onestà della ricerca stilistica: “Francesco ha cercato e mostrata la via dell’antica cortesia dei letterati. Come non essergli grati?”. L’interrogativa retorica sollecita una constatazione aggiuntiva. Perdurante certo, però manca maledettamente.

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