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04 Marzo 2021 - 20:05
Il 26 febbraio 1821 si spegneva a Torino il conte Joseph de Maistre. Aveva settantotto anni (era nato a Chambéry in Savoia il primo aprile 1753). Due secoli non sono bastati per cancellarne la memoria. E probabilmente non ne basteranno altri due. La sua imponenza filosofica, politica, giuridica è tale che se dovesse sparire dalla memoria culturale europea sarebbe come amputare il pensiero critico controrivoluzionario e dichiarare la vittoria della modernità privata del suo più lucido e lungimirante nemico nel momento in cui essa sembra decisamente in affanno.
La testimonianza maestriana è paradossalmente utile perfino a coloro che lo avversano dal momento che nessuno come lui ha esercitato una anatomica sezione del potere da indurre chiunque a rifarsi alla sua speculazione, come dimostrano esegeti perfino di derivazione marxista. Con il suo pensiero ha smontato come un meccano la logica rivoluzionaria immettendo nella logica filosofica del suo tempo e nell’applicazione della stessa alla politica gli elementi che demolivano le aporie modernizzatrici, illuministe, rivoluzionarie al punto da sconvolgere perfino i piccoli pensieri dei sovrani, a cominciare dal suo Savoia, che dopo la disfatta di Bonaparte si accingevano a restaurare la vecchia disfatta dall’impeto del còrso.
Lo raccontano bene gli autori che si firmano sotto il nome di una fortunata rubrica giornalistica on line, Campari&deMaistre, dando alle stampe un volume godibilissimo, ricco di annotazioni filosofiche e biografiche edito da Giubilei Regnani: “Joseph de Maistre. Il padre del pensiero controrivoluzionario”. In questo saggio a più mani emerge la figura del grande savoiardo come teorico e statista, diplomatico e saggio ammonitore dei governanti, capace e di “dettare la linea” ancora oggi a tutti coloro che “non si rassegnano al trionfo del disordine e vogliono aggrapparsi invece all’ordine”. Che è poi il succo gradevole del capolavoro filosofico, storico, politico ed anche teologico di Joseph de Maistre, “Le serate di San Pietroburgo” la cui ultima edizione è quella proposta da Fede & Cultura” (pp.398, € 28,00) ripropongono con le note di Carlo De Nevo e arricchito dalla illuminante prefazione di Ignazio Cantoni.
Il fatto che l’opera maggiore maestriana continui ad essere ripubblicata è davvero un “segno dei tempi”. Il processo rivoluzionario incominciato oltre due secoli fa ha raggiunto il suo scopo: l’inversione di tutti i valori che hanno connotato le società umane e quelle occidentali in particolare. Il “verbo” controrivoluzionario, pur manifestandosi in maniera discontinua ed abborracciata, non incide come sarebbe auspicabile nel formare una tendenza reazionaria in grado di movimentare l’opposizione alla distruzione della famiglia, alla disarticolazione delle comunità e dei corpi naturali, alla decadenza della vita pubblica. E, soprattutto, le classi dirigenti soggiogate da un nichilismo che farebbe orrore agli stessi rivoluzionari del 1789, appiattite sul relativismo morale e culturale, non sono assolutamente capaci di restituire agli Stati ed alle nazioni ruolo ed identità tanto che l’Europa maistriana, come sarebbe auspicabile, rimane un’utopia.
Oggi di scandaloso non v’è più nulla. L’indifferenza domina sovrana. E perfino un’opera come Serate di San Pietroburgo non suscita le reazione avverse che si si attenderebbero, non foss’altro che per metterla all’indice da parte dei progressisti e dei neo-illuministi. Niente. De Maistre non fa più male. Non è un segno incoraggiante. Le stesse élites intellettuali del campo anti-laicista non sembrano sprecarsi più di tanto nel tenere viva una tradizione culturale che sola potrebbe contrastare la decadenza. E su questa ignoranza si fonda il declino o l’irrilevanza delle forze che immaginano di opporsi al conformismo imperante, ma in realtà ne sostengono l’impalcatura ideologica fino all’apologia della morte racchiusa nell’eutanasia. Il libro è una sontuosa apologia della Tradizione costruita attorno alle contraddizioni del pensiero occidentale quale è venuto manifestandosi ed affermandosi al tempo dei Lumi per poi influenzare la morale e la politica correnti.
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