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15 Agosto 2021 - 12:13
Dopo decenni di abbandono, si accende una speranza per il monumento simbolo di Messina
I rovi sulle scale sconnesse che portano sul bastione di Santo Stefano, di fronte al mare dello Stretto che toglie il fiato, ci sono ancora. Il quadro d’insieme è cambiato poco, desolazione. Ma per il recupero della Real Cittadella di Messina, qualcosa si sta muovendo sotto la spinta di associazioni culturali, movimenti identitari, appassionati di Storia. Per il recupero della fortezza, realizzata tra il 1680 ed il 1686 dall’architetto fiammingo Carlos de Grünenbergh su incarico del Vicerè delle Spagne Claude Lamoral I de Ligne,ci sono progetti e c’è l’impegno finanziario della Regione Sicilia dopo un sopralluogo del presidente Nello Musumeci il 9 marzo. Dieci i milioni già stanziati, che potrebbero diventare 20. Tra i ruderi dei cinque bastioni della fortezza a forma di stella, su un’area di 3.400 metri quadri, si sono viste le ruspe per demolire parte delle superfetazioni e dei manufatti abusivi che hanno violentato per decenni un pezzo importante di Storia del Sud. Uno scempio della memoria compiuto dall’Italia unificata e poi dal regime fascista, proseguito con la classe politica del dopoguerra fino ai giorni nostri. Gli interventi sono stati poco più che simbolici, ma sono un segnale di volontà politica. Certo, i nodi da sciogliere ci sono ancora. Sui resti della Real Cittadella e sulla zona della Falce, quella del gigante Orione del mito di Messina, si dividono le competenze Autorità Portuale, Soprintendenza ai beni culturali ed ambientali e Regione Sicilia. Per l’Autorità di Sistema Portuale dello Stretto, presieduta da Mario Paolo Mega, la priorità è la bonifica dell’ area, con la caratterizzazione dei suoli. Tracce di amianto nelle gallerie dei bastioni e rifiuti speciali ce ne sono, ma nel perimetro della fortezza ci sono gli spazi per avviare da subito recupero e nuova destinazione culturale del monumento. Vista da Napoli, dove l’ex area Italsider di Bagnoli aspetta da 25 anni, l’idea della bonifica preliminare fa venire i brividi. «Non fermiamo il recupero in attesa della bonifica - dice al Roma lo storico Franz Riccobono, componente del Consiglio per i Beni culturali della Sicilia - nella galleria tra i bastioni Santo Stefano e San Diego, dove fino a qualche anno fa funzionavano i Cantieri navali Savena, e sotto i padiglioni, spazi di facile riutilizzo, non ci sono materiali inquinanti. Lì si può cominciare a realizzare delle mostre, come primo nucleo di un museo multimediale delle fortificazioni di Messina. Un percorso dall’epoca ellenistica e romana fino all’ultima guerra mondiale, quando sugli spalti della Real Cittadella fu allestita la batteria contraerea De Cristoforis. Gli assedi medievali, le guerre dinastiche del ’600 e quelle napoleoniche, l’assedio piemontese del 1860-61, tutta la Storia della Sicilia e del Sud è passata per questa fortezza, che può diventare un grande contenitore culturale ed un attrattore turistico». In Vandea il visconte Philippe de Villiers ha creato il Puy du Fou, un parco a tema imitato in Spagna, Olanda e ora perfino in Cina. La Real Cittadella di Messina può rinascere? I bastioni di Santo Stefano e San Diego hanno resistito al tempo, agli invasori, a chi voleva distruggere le tracce della memoria. Sono ancora lì, testimoni di una Storia che aspetta di essere riscoperta.
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