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16 Agosto 2021 - 14:19
Il presidente della Regione Siciliana: «Sprecato il grande patrimonio ereditato dalle generazioni passate»
La Regione Siciliana ha finanziato i primi tre progetti di recupero per la Real Cittadella di Messina. «Dopo decenni, si è passati dalle parole ai fatti», dice il presidente Nello Musumeci. «Ho voluto - aggiunge - che sulla porzione di competenza regionale, sottoposta a vincolo storico-architettonico, si intervenisse immediatamente. Soprintendenza e Genio Civile di Messina sono stati incaricati dei progetti per il recupero e la fruizione del monumento. Attendiamo i risultati della caratterizzazione e bonifica del sito che l’Autorità Portuale sta effettuando, per i primi di settembre».
C’è il rischio di paralisi burocratica?
«C’è l’amara constatazione di una condizione di fatto consolidata nei decenni. Da questo impasse il mio Governo punta a uscire definitivamente. Prima che nella burocrazia, le ragioni della paralisi sono da ricercarsi in miopi scelte precedenti che hanno immaginato per la Zona Falcata attività industriali o servizi a forte impatto ambientale: l’inceneritore dei rifiuti, aree di degassifica e bunkeraggio, l’autoparco della Polizia di Stato, incompatibili con la vocazione di quell’area. La Regione è attiva su tutti i tavoli competenti, ultimo quello con il Ministro delle Infrastrutture Giovannini di 15 giorni fa, per assumere il coordinamento della cabina di regia sull’area, almeno per la tutela e la valorizzazione delle opere di interesse storico e culturale. Protocolli d’intesa con l’Autorità di Sistema Portuale e l' Agenzia Industrie Difesa ci consentiranno di avere una visione strategica unitaria e una gestione finalizzata ad un recupero degno».
La bonifica dell’intera area comporta costi molto elevati e tempi lunghi, pensiamo all’area ex Italsider di Bagnoli, a Napoli...
«Non mi risulta che la bonifica costituisca un ostacolo al percorso di riqualificazione. Grazie alla collaborazione virtuosa tra Enti, sono state demandate all’Università di Messina le attività progettuali per la caratterizzazione dei siti da bonificare, mentre l’Autorità di Sistema Portuale fa sapere di avere già stanziato le risorse necessarie».
Lo immagina un parco a tema storico con un Museo, sull’esempio del Puy du Fou in Francia?
«Proprio su questo solco ci stiamo muovendo. Un esempio è il progetto per il Parco Geominerario della Pomice, a Lipari, che si estenderà attorno alle cave. Immagino più linee di azione, non solo a tema storico, perché per la Falce si possano dare anche le chiavi di lettura paesaggistico-marinara, e dell’archeologia industriale. C’è un progetto per trasformare i silos delle attività di bunkeraggio in padiglioni di un grande Acquario dello Stretto, che consentirebbe di coniugare archeologia industriale e vocazione marinara. Il Piano Regolatore del Porto prevede un grande Parco urbano, ma credo che non si tratti di iniziative inconciliabili. Si potrebbe affidare uno studio progettuale con un concorso internazionale di idee».
Real Cittadella e Zona Falcata sono state abbandonate al degrado per “troppi decenni”, lei ha detto. La classe politica siciliana e meridionale dovrebbe investire su Storia e cultura?
«Non si è sentita, per decenni, la necessità di utilizzare l’immenso patrimonio paesaggistico, architettonico e culturale ereditato dalle generazioni passate. Noi siamo convinti che non siano più differibili il recupero e la valorizzazione di un'area come quella dello Stretto di Messina e del suo capoluogo, che deve essere restituito all’antica nobiltà di una Città che contendeva a Palermo il titolo di Capitale della Sicilia, sede del Senato e della Zecca, crocevia di traffici commerciali, baluardo difensivo dell’intera Isola, e si ritrova invece a subire una vera e propria damnatio memoriae dalla tragica data del terremoto del 1908».
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