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Così nacque l’Esercito delle Due Sicilie

Così nacque l’Esercito delle Due Sicilie

 I reggimenti di Carlo di Borbone, l’Accademia Militare di Ferdinando IV, la riforma di Ferdinando II 

L’Esercito delle Due Sicilie nasce nel 1734 ad opera del Re Carlo di Borbone. Ma le forze che il Re passò in rivista a Perugia il 5 marzo di quell’anno erano reggimenti e battaglioni spagnoli, fiamminghi, valloni, svizzeri, tedeschi, macedoni e irlandesi. Tra essi, tuttavia, cominciavano ad apparire i primi generali napoletani, come Francesco Eboli, duca di Castropignano, Comandante della cavalleria, Francesco D’Evolio e Nicolò di Sangro. Il nuovo esercito mosse verso Sud per eliminare le guarnigioni austriache e il 10 maggio Re Carlo entrò a Napoli dopo aver fatto capitolare i forti di Baia, Castel Sant’Elmo, Castel dell’Ovo e Castel Nuovo. Il 25 maggio le truppe napoletane sconfissero a Bitonto - agli ordini del generale Josè Carrillo de Albornoz, conte di Montemar - gli austriaci. Da quella battaglia nacquero il Regno e l’Esercito delle Due Sicilie. Sotto un profilo sostanziale, è probabilmente più corretto vedere la nascita del nostro Esercito nella legge del 25 novembre 1743 con cui il Re dispose la costituzione di 12 reggimenti provinciali, tutti composti da sudditi del Regno, e di una compagnia di Fucilieri da Montagna, antenata degli alpini, primo modello nella storia italiana. Il 23 marzo 1744 il nuovo esercito ottenne contro gli austriaci, a Velletri, la prima grande vittoria cui presero parte reggimenti interamente napoletani. Ferdinando IV istituì nel 1786 la Reale Accademia Militare, che il 18 novembre 1787 iniziò i corsi nell’ex collegio dei Gesuiti, presso la chiesa dell’Annunziatella a Pizzofalcone. Le forze armate sostennero più che degnamente la prova del fuoco all’assedio di Tolone, contro la Francia rivoluzionaria: 6mila soldati napoletani parteciparono alla difesa della città e furono gli ultimi a reimbarcarsi. Ferdinando II salì al trono l’8 settembre 1830 e dimostrò subito notevoli capacità militari. Riformò il reclutamento con il “Decreto organico pel reclutamento de’ corpi nazionali dell’Armata spezialmente per mezzo della leva” (14 marzo 1834). L’esercito fu adeguato numericamente alla popolazione, reclutando un soldato ogni 130 abitanti. Nel 1835 il generale francese Nicolas Charles Oudinot, nel suo “De l’Italie et de ses forces militaires”, scrisse: «L’esercito napoletano è istruito e molto bello. Le truppe che lo compongono sono oggetto di una sollecitudine attiva e illuminata da parte di un sovrano dotato di inclinazioni militari. Infine esso possiede, in tutte le armi, ufficiali di alto merito». Nel 1848-1849, l’esercito borbonico fu impegnato anche all’interno, domando la rivolta liberale a Napoli e in Sicilia. La riconquista di Messina fu elogiata dalla stampa e dai critici militari stranieri, che la indicarono come un’operazione bellica persino più interessante di quella condotta da Napoleone all’assedio di Saragozza. Sulla sfortunata campagna del 1860 è il caso di accennare ad almeno un episodio. Il 1° ottobre le truppe napoletane attaccarono da Capua, travolgendo le prime linee garibaldine. Garibaldi fu sorpreso da un attacco dei Cacciatori napoletani ed ebbe ucciso il cocchiere e ferito un ufficiale del suo Stato Maggiore. Rievocando quell’episodio il mio bisnonno, Luigi Guglielmo Montalto, affermava di avere in quella occasione “visto le spalle di Garibaldi”.

*Ammiraglio, studioso di Storia militare

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