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11 Novembre 2021 - 13:22
Dalla foggia spagnola e francese, allo stile dei soldati di Ferdinando II. Bottoni in argento, ricami in filo d’oro
Nel 1734 la maggior parte dei reggimenti dell’ Esercito del neonato Regno di Napoli e Sicilia erano stranieri. Gran parte di essi proveniva dalla Spagna, concessi in prestito dai genitori del Re Carlo, Filippo V ed Elisabetta Farnese. Pochi erano quelli nostrani: il Terra di Lavoro, il Real Italiano, il Terra di Bari e il Guardia Italiana. Le uniformi erano di foggia spagnola e francese, cioè una giacca detta giamberga con falde molto ampie e il tipico cappello a tricorno, ma meno vistoso e più piccolo dei modelli spagnoli e francesi. I colori predominanti erano il rosso, il blu, il bleu roi, il bianco e il verde per i reggimenti di artiglieria, marina e per alcuni reparti di cavalleria come i Dragoni Tarragona. I colori erano indicativi dei reparti e creavano un’alternanza gradevole alla vista. Per esempio: giamberga blu con maniche e falde rosse, giustacorpo rosso e pantaloni blu. Durante il regno di Ferdinando IV l’ esercito divenne propriamente Napolitano e i reggimenti stranieri furono progressivamente sostituiti da quelli autoctoni, anche se alcuni di essi restarono al servizio del Re di Napoli. Le uniformi divennero molto più sobrie. La giamberga aveva falde meno ampie e veniva indossata chiusa e abbottonata nei primi quattro bottoni superiori, per distinguersi dai francesi che le indossavano chiuse e abbottonate a partire dal quinto bottone. Il tricorno si semplificò, divenendo un bicorno indossato spesso sulle ventitrè. Solo i Cacciatori indossavano uniformi verdi. I reparti di artiglieria introdussero un bonetto, cioè un copricapo a forma di bustina. Il regno di Francesco I introduce per la prima volta il cappello shakot in feltro di lana nero, di forma cilindrica con visiera a semiluna e placca in bronzo dorato identificante il reparto: la cornetta per i Cacciatori, la granata per i Granatieri. Dieci palle di cannone disposte in triangolo sotto due cannoni incrociati per l’ artiglieria. Dal regno di Ferdinando II in poi l’uniforme napoletana raggiunse la vetta dell’eleganza. Giamberghe blu strette in vita con imbottiture sulle spalle rendevano slanciati e marziali anche coloro che avevano un fisico non proprio adonico. Lo shakot contribuiva a slanciare la figura. Era in forma tronco-conica con visiera squadrata e placca in bronzo dorata in foglia sottile riproducente le armi della Real Casa di Borbone delle Due Sicilie sovrastate dalla corona reale. Un pompon rosso o verde lo abbelliva. La giacca era chiusa da nove bottoni in metallo dorato o argentato a seconda dei reparti, con code lunghe per gli ufficiali, corte per la truppa e senza code per alcuni reparti di cavalleria. Per gli ufficiali, i bottoni erano d’argento. Le uniformi dei generali recavano ricami al colletto ed ai paramani in canottiglia in filo d’oro o d’ argento. Gli Ussari della Guardia Reale indossavano il Dolman una giubba corta sullo stile degli Ussari francesi.
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