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26 Febbraio 2022 - 20:45
Il libro di Angelo Mangone presentato alla rassegna del libro "Quisilegge" alla Reggia di Quisisana di Castellammare di Stabia
CASTELLAMMARE DI STABIA. L’Esercito delle Due Sicilie scrisse pagine di gloria anche nelle ultime fasi della sua storia. Lo documenta il libro di Angelo Mangone “L’ Armata Napoletana dal Volturno a Gaeta (1860-61)", pubblicato in una nuova edizione da Grimaldi & C. Editori, con introduzione di Gennaro De Crescenzo. Il libro è stato presentato nell’ambito della rassegna “Quisilegge”, organizzata dal Comune di Castellammare di Stabia al Palazzo Reale di Quisisana. Nicla Cesaro, della Fondazione il Giglio, con il cui contributo il libro è stato pubblicato, ha intervistato il prof. De Crescenzo, presidente del Movimento Neoborbonico. Venti giorni prima della Battaglia del Volturno (1 Ottobre 1860) Garibaldi attaccò i napoletani, che erano attestati a Capua, e subì una lezione durissima a Caiazzo. In tre giorni di combattimenti perse 1.100 tra morti e feriti ed ebbe 700 prigionieri. Eppure, la storiografia risorgimentale ha degradato ad un semplice scontro questa battaglia, che durò tre giorni. “L’ espressione ‘Esercito di Franceschiello’ – ha detto il prof. De Crescenzo – è un modo per denigrare i napoletani ed i meridionali e per offendere la lo Storia. Intanto, i cosiddetti ‘volontari’ garibaldini erano in realtà finti disertori dell’esercito piemontese, oppure soldati congedati e mandati a combattere con i “Mille”, che in realtà diventarono in poche settimane 40-50 mila. Il ridimensionamento della battaglia di Caiazzo e della vittoria dei borbonici – ha aggiunto De Crescenzo – serve ad alimentare la tesi risorgimentale dell’adesione del Sud all’unificazione dell’Italia e, dunque, a sostenere che l’unificazione non fu una conquista. I soldati non combattevano, la resistenza non andò oltre a qualche scaramuccia. La stessa questione meridionale, in realtà, sarebbe colpa dei meridionali, perché il Sud era già arretrato e sottosviluppato. L’opposizione al processo unitario viene così negata”. Quanto alla battaglia del Volturno – di cui il libro di Mangone specifica la preparazione e la tattica - in realtà si concluse con un sostanziale pareggio, perché i napoletani ritornarono sulle loro posizioni, mentre i garibaldini che avevano sofferto serie perdite, senza l’invasione dell’esercito piemontese erano destinato a soccombere, con l’inverno in arrivo di fronte ad un esercito regolare meglio organizzato ed addestrato.
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