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Il Real Cantiere di Castellammare di Stabia

Il Real Cantiere di Castellammare di Stabia

 Dalla corvetta “Stabia” all’“Amerigo Vespucci” secoli di maestria artigiana e di tecnica navale

La Marina Mercantile e l’Armata di Mare delle Due Sicilie disponevano di una flotta moderna ed articolata di navi a vapore, velieri d’altura e naviglio minore. Ciò significava un’attività cantieristica autonoma e verticalizzata per competenze e sviluppo di indotto specializzato, in grado di fornire vele, cordami, materiali da costruzione, macchinari e impianti di bordo. Il cantiere di Castellammare di Stabia, principale struttura produttiva, sorse in un’area dove dal XVI secolo esistevano cantieri artigianali che favorirono lo sviluppo di ottime competenze di tecnologia navale. L’ubicazione era ideale: vicina la materia prima (i boschi di Quisisana), disponibilità abbondante di ottima acqua, necessaria al trattamento del legname, maestranze qualificate e collegamento agevole con la capitale. Già nel 1776, Ferdinando IV mostrò un particolare interesse allo sviluppo della Marina, affidando a Giovanni Acton l’incarico di rinnovare la flotta. Acton impostò una politica marinara di ampio respiro che includeva la costruzione di un nuovo grande cantiere che - affiancandosi all’arsenale di Napoli - avrebbe dovuto costruire 7 vascelli da 74 cannoni, 4 fregate e altre unità minori. La realizzazione del Real Cantiere di Castellammare fu approvata da Ferdinando IV di Borbone con un Real Dispaccio del 1780. I lavori iniziarono nel 1783, previa demolizione del convento dei Carmelitani che sorgeva sul luogo, con uno stanziamento di 70mila ducati e furono diretti dall’Ispettore dei Regi Arsenali Andrea Danero. Accanto ai preesistenti scali volanti fu costruito uno scalo fisso. Il 13 maggio 1786 fu varata la corvetta Stabia, prima di tre unità impostate, seguita a breve dalla fregata Partenope,e dalla corvetta Flora. Molti i lavori di ristrutturazione negli anni seguenti che incrementarono l’efficienza del cantiere per cui al 1795 erano state già varate 15 navi di grosso tonnellaggio e gli addetti erano circa 2mila. Anche la Marina Sarda ordinò diverse galeotte. I risultati di questa politica di costruzioni navali si possono vedere in un bel dipinto di Jakob Philipp Hackert conservato a Napoli, al Museo Nazionale di San Martino, in cui è rappresentata la squadra navale napoletana alla fonda, in attesa di scortare Ferdinando IV a Palermo il 23 dicembre 1798. Dopo la effimera e negativa esperienza della Repubblica Partenopea e la dominazione murattiana, con l’ascesa al trono di Ferdinando II, il cantiere riprese il suo ciclo di sviluppo. Il sovrano era fortemente convinto della necessità di una marineria efficiente e nel contempo aggiornata, con il progresso tecnologico in atto sia nella propulsione a vapore che nei grandi ai velieri di altura in grado di competere nei commerci sulle rotte oceaniche. Il primo risultato fu il varo della goletta a vapore San Venefrede varata nel cantiere stabiese nel 1835. Seguì, dal 1839, un progetto di ampliamento e sviluppo continuo per la costruzione ed allestimento delle unità a vapore, dotando il cantiere di tutte le tecnologie necessarie. Fu ampliata la sala a tracciare, aumentate le vasche per la conservazione del legname, avviata la costruzione di nuove strutture per le navi a vela mercantili, realizzati due scali aggiuntivi per permettere il varo di tre unità, installata nel 1843 una macchina a vapore con 10 argani che consentiva l’alaggio di navi di qualsiasi dislocamento. Parallelamente sorse la scuola per costruttori navali. Nel 1859 il cantiere disponeva di quattro scali (due grandi e due piccoli), di una Corderia, di officine per i lavori di carpenteria, e per la lavorazione del ferro, di una fonderia, di una officina fabbri con 59 fucine e di una officina meccanica con macchine utensili azionate a vapore. Gli addetti erano 1.880 e l’indotto molto sviluppato. Certamente era il più grande e moderno cantiere navale preunitario. Le motrici provenivano non solo dalla Reale fabbrica di Pietrarsa, ma anche da stabilimenti privati come Zino & Henry. Dal 1840 al 1861 fu realizzato dal Real Cantiere di Castellammare naviglio mercantile e militare per oltre 43mila tonnellate. Fra le costruzioni del cantiere stabiese vanno ricordate l’Amerigo Vespucci e la Cristoforo Colombo varate rispettivamente il 22 febbraio 1931 e il 4 aprile 1928. Il loro progettista, il Tenente Colonnello del Genio Navale Francesco Rotundi, prese a modello il vascello Monarca dell’Armata di mare del Regno delle Due Sicilie, costruito a Castellammare di Stabia nel 1852 e nel 1854 dotato di impianto di propulsione ad elica con macchine a vapore, era la maggiore unità militare delle Marine preunitarie, con 3.700 tonnellate di stazza.

*Ingegnere navale, studioso di Sistemi di Trasporto

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