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Prisco De Vivo, lo spirito dentro il ritratto

Prisco De Vivo, lo spirito dentro il ritratto

Un nuovo ciclo di dipinti nell’atelier di Prisco De Vivo: “Gli imperdonabili” sono gli intellettuali che hanno costellato il pensiero del secolo scorso e di cui l’artista traccia con poche linee decise il ritratto. Non è certo la somiglianza con l’originale a interessarlo, quanto piuttosto la rappresentazione simbolica dei punti cardine del pensiero di ciascuno.

Sono 25 i personaggi rappresentati, filosofi di professione come Heidegger e Sartre, ma anche outsider della mente come Cioran, Fondane, Bousquet, Lagerkvist, Ceronetti, Savater. Sguardo puntato sullo spettatore, ciascuno porta dentro di sé il suo mistero, tutto racchiuso in una mente che, per forza, viene percepita come incandescente.

Incarnazioni ieratiche e severe di un modus vivendi che privilegia la dimensione interiore, queste immagini sembrano provenire da un tempo lontano, avulso dalla fretta e dalla ricerca spasmodica del successo che caratterizza la contemporaneità.

Del resto, la ricerca artistica di Prisco De Vivo è da sempre caratterizzata da una forte tensione spirituale: a stimolare la sua creatività è stato in passato, il pensiero dei grandi mistici, da Caterina da Siena a Gemma Galgani, passando per Teresa d'Avila, Teresa di Lisieux e Giovanni della Croce. L'istanza che lo muove è infatti intrinsecamente religiosa, legata com'è a un bisogno di verità che si riflette sulle sue carte dipinte: il tratto deciso su un cromatismo essenziale sono le caratteristiche dei suoi volti che puntano alla rappresentazione dell'anima.

Già, l'anima. Chi l'ha mai vista? Proprio per questo non resta che osservare bene quel che di essa traspare dai volti. La dimensione figurativa dell'arte di Prisco de Vivo si spiega così, dunque: non un generico "ritorno all'ordine" in nome di stilemi ormai desueti. Piuttosto una indagine decisa sulla fisiognomica, non per interpretarla ma per superarla, cogliendo in essa tutte le implicazioni di un pensiero che aspira a superare i limiti fisici ma a proiettarsi nello spazio delle possibilità.

Che poi è quello dell'arte. E non è un caso che proprio recentemente l'attenzione di De Vivo sia stata attratta dalla figura di Rubina Giorgi, la filosofa-poeta che alle sue liriche affidava gli aspetti più intimi del proprio pensiero. Così, là dove la Giorgi, scrive versi che sono preghiere, Prisco De Vivo traduce in immagini la tensione che da quegli scritti promana. E lo fa con la bella pubblicazione a lei dedicata: “Rubina Giorgi. Sacrificio per la parola” (Ripostes) cui affida le suggestioni visive che scaturiscono dal suo rapporto con gli scritti della Giorgi.

Ancora una volta è la semplicità della linea a dominare l’immagine, esaltata da un cromatismo appena accennato e invece fortemente simbolica, legata a un immaginario cristiano fatto di angeli e demoni ma anche di elementi ermetici, come l’uovo, il dodecaedro, il sole. Ricerca espressiva e itinerario spirituale trovano nell’arte di Prisco De Vivo un momento di sintesi che ne rende la produzione artistica estremamente significativa.

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