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Lucia Vincenti e il segreto di Sator-Rotas

Lucia Vincenti e il segreto di Sator-Rotas

Se c’è una cosa che Lucia Vincenti è brava a fare è quella di “rompere”. Rompere gli schemi, i tabù, le catene,… insomma rompere in questo senso. Inquadrato il modus operandi, vediamo però chi è Lucia Vincenti, visto che la sua fama s’incentra maggiormente in Sicilia dove ha decripatato numerosi misteri e luoghi pregni d’alchimia, trasformandosi camaleonticamente da studiosa e scrittrice anche in fortunata «detective» della storia. Dunque, senza questa «rompiscatole» non ci sarebbe stata la nuova decriptazione del quadrato magico Sator. Papà napoletano e mamma sarda, la Vincenti nata a Palermo è autrice di diversi saggi Best Seller: “Shoah”, “Le donne ebree in Sicilia”, “Il guanto bianco di Cagliostro”, “Vento di Sicilia”, “Palermo occultata”, “Sator -Rotas. Il segreto svelato” (Tipheret). Ed è proprio su questo saggio scritto con Giuseppe Giacino che ci soffermeremo.

Come è nata l’idea di questo libro?

«Il volume è nato per caso, senza alcuna intenzionalità. Preciso però che non credo al caso, diciamo che a volte seguiamo un percorso… un filo imvisibile. Ecco, basta farsi guidare e seguire la corrente. Stavo infatti compiendo studi presso la tenuta San Vito a Pozzuoli, dove stavo interpretando alcuni simboli paleocristiani presenti nella necropoli. Avevo già una conoscenza dei Rosacroce, derivanti dalla mia pubblicazione “L’Isola e i Rosacroce” e quando ho visto il quadrato, l’ho osservato con un occhio diverso, legato al filone Rosacrociano e incredibilmente ho intuito il codice».

La passione per la conoscenza ti ha portata all’alchimia e all’interpretazione del Sator che sta riscuotendo successo e riconoscimenti, aprendo nuovi scenari?

«I nuovi scenari e le intuizioni fanno parte della vita. Occorre aguzzare l’ingegno e servirsi dell’intuito. Del resto, intuizione unisce le parole intueor ossia dentro e tueor guardare… dobbiamo leggere dentro le cose e non fermarci all’apparenza. L’intuizione non è un fulmine a ciel sereno ma nasce da un lavorio compiuto con impegno e costanza. Occorrono studi continui affinché si possa avere l’intuizione della scoperta e l’una necessita dell’altra».

In “Sator-Rotas il segreto svelato” hai percorso le tappe del quadrato più famoso al mondo che tolse il sonno ad antichi studiosi. Quali?

«Il palindromo Sator-Rotas ha da sempre suscitato interesse di eminenti studiosi. Paracelso, ad esempio, così come anche i Templari e i Rosacroce. E per restare ai nostri giorni, interessò anche Umberto Eco che vi dedicò un particolare libello e molte pagine del suo alchemico “Pendolo di Foucault”».

Il Sator rinvenuto in quasi tutto il mondo ha anche un esemplare a Pompei risalenti a prima della sua distruzione, il 79 d.C.

«Il palindromo rinvenuto a Pompei è tra i più interessanti e la mia indagine partì proprio da lì. Quindi, diciamo che la terra di mio padre è centrale nelle mie ricerche».

È composto da 5 parole latine che formano un palindromo, ossia che danno sempre la stessa lettura da qualunque parte si leggano: Sator Rotas Arepo Opera Tenet ce lo spieghi?

«Il quadrato racchiude in sè un complesso codice anche numerico, laddove la numerologia porta alla cabala e a Dio. Ma vi sono anche altri codici complessi legati anche alla tradizione araba. In particolare la mia interpretazione è legata alla Rosa Mistica che nella tradizione cristiana corrisponde al Graal, il Lapis cristiano cui attinsero i Rosacroce. In realtà le parole centrali sono Sator Tenet Opera, in quanto Arepo è il contrario di Opera, e Rotas è il contrario di Sator».

Ora so che ti diverti a decriptare i simboli segreti celati nelle opere d’arte di Michelangelo, Antonello da Messina, Caravaggio e tante opere quali il celebre Trionfo della Morte di Palazzo Abatellis. Il tuo sogno?

«Gli artisti del passato avevano una grande conoscenza alchemica e impressero nelle loro opere un simbolismo complesso e segreto, come un codice per Iniziati, che mi affascina decriptare. Il mio sogno? Ebbene… Girare il mondo e scoprire nuovi misteri da svelare».

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