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11 Novembre 2022 - 19:55
Le sfide che l'Afghanistan pone al mondo e il ruolo che l'Europa può svolgere per convincere il governo talebano a un cambiamento di rotta: è uno sguardo ravvicinato quello dell'ambasciatore Vittorio Sandalli al Circolo dell'Unione, davanti a un pubblico numeroso e interessato: «Sono passati 14 mesi dalla caduta di Kabul, il 15 agosto del 2021, e nel frattempo sono successe tante cose» ha esordito Sandalli sottolineando la necessità di prendere atto del cambiamento e di interrogarsi sulle sue implicazioni geopolitiche.
È uno sguardo a 360 gradi, il suo, che parte dalla posizione strategica dell'Afghanistan, cerniera di collegamento sia tra Europa, Medioriente e Cina, sia tra Russia, Asia centrale e Subcontinente indiano. Su un territorio che per estensione è il doppio dell'Italia, abitano 41 milioni di persone, che per il 60% hanno meno di 25 anni, e che però non hanno caratteristiche comuni.
Il Paese è infatti un mosaico di etnie in cui convivono due realtà completamente diverse: l'estesa campagna, in cui le condizioni di estrema arretratezza sono paragonabili a quelle dell'Europa di cinquecento anni fa, e solo tre città, che in vent'anni di Repubblica islamica hanno conosciuto le nuove tecnologie e visto crescere le università, l'accesso delle donne all'istruzione e la consapevolezza dei diritti dei cittadini.
Ma quale ruolo svolge l'Italia nei confronti dell'Afghanistan di oggi? «Si continua ad avvertire - sostiene Sandalli - la nostra responsabilità di nazione che ha contribuito a costruire, a prezzo di anni di sacrifici - con 53 morti e 700 feriti fra i nostri militari più due vittime civili - un assetto di impronta democratica, dove si svolgevano consultazioni elettorali e vigeva libertà di opinione. Un assetto molto diverso da quello attuale ma che siamo comunque chiamati a continuare attraverso azioni che sono tuttora possibili».
Un ruolo da protagonista non può che svolgerlo un'azione diplomatica che miri a coinvolgere sia gli stati del G20 e del G7, sia i paesi confinanti, sia quelli islamici moderati. Intanto resta importantissimo il ruolo della Turchia, che è l'unico paese della Nato che continua a svolgere un'azione particolarmente incisiva sul governo talebano. Senza contare che gli uffici delle Nazioni Unite non hanno mai lasciato l'Afghanistan e che l'ambasciata dell'Unione Europea è stata riaperta a gennaio.
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