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Regno delle Due Sicilie: chi erano i legittimisti in difesa del Papa e di Francesco II

Regno delle Due Sicilie: chi erano i legittimisti in difesa del Papa e di Francesco II

Volontari provenienti da tutta Europa scrissero pagine di valore militare ancora sconosciute

La Storia ufficiale ha sempre malamente confuso la figura del legittimista con quella del ribelle, del fuorilegge, del partigiano e soprattutto del brigante. Una confusione strumentale finalizzata ad oscurare le vere ragioni che mossero uomini integerrimi, di alta cultura, provenienti dalle migliori Accademie militari d’Europa, spesso nobili e benestanti, a venire in Italia a combattere per un ideale. L’origine straniera dei legittimisti non era esclusiva, ve ne furono anche di italiani, ma anche essi sono stati  oscurati dalla Storia per non offuscare “la medaglia d’oro del Risorgimento”. Un esempio per tutti è il famoso Pasquale Domenico Romano, originario di Gioia del Colle (Bari), militare dell’Armata delle Due Sicilie che, alla disfatta dell’Esercito, si rifiutò di deporre le armi e condusse una guerra legittimista che diede filo da torcere alle truppe piemontesi. Non era nobile né benestante, ma si batté fino alla morte per un ideale che lo accomuna alla schiera dei più nobili e determinati comandanti-cavalieri del tempo. Ma cosa distingueva i legittimisti dai briganti? Anche se il fine era il medesimo - combattere per scacciare un nemico venuto con la forza delle armi a sottomettere uno stato libero e indipendente - le motivazioni che li movevano ed i metodi di guerra adottati erano diversi. I briganti si battevano disperatamente per difendersi da un nemico feroce e sanguinario che li stava spogliando non solo della libertà e del proprio Stato, ma anche del bene primario di diritti posseduti da secoli nell’uso civico e l’ enfiteusi della terra. I legittimisti si battevano per un ideale più profondo e politico, che faceva di quella guerra non solo una lotta impari tra due schieramenti in armi, ma una contesa tra due mondi totalmente contrapposti. Due modi diversi di concepire la Patria, il re, la religione, l’onore militare, la società e la famiglia. Le azioni eroiche dei legittimisti raggiunsero i più alti ideali romantici, gesta inconcepibili in un esercito moderno, come quello piemontese, che non esitava ad appiccare il fuoco ai paesi ed a fucilare per rappresaglia intere popolazioni. Le regole di guerra dei soldati legittimisti erano rigorose: non violare le donne e le case; non uccidere un nemico disarmato; punire i propri uomini rei di azioni non cavalleresche e lontane dall’etica legittimista. Di quest’ultima regola fu esempio il Generale Rafael Tristany, valoroso comandante spagnolo, che operava tra l’Abruzzo ed il confine con lo Stato della Chiesa. Egli condannò alla fucilazione uno dei suoi più validi capobanda, il famoso Luigi Alonzi, detto Chiavone, che, infischiandosene dei valori dei legittimisti, colpì più volte le case e le famiglie dei liberali filo-piemontesi. Nell’ottica della guerra moderna, e della nuova regola d’ingaggio del “fine che giustifica i mezzi”, quella fucilazione non aveva senso, come non ebbe senso agli occhi dei nemici il tuffarsi nelle acque del Garigliano dei soldati napoletani per salvare i garibaldini in procinto di affogare. Il più nobile dei legittimisti venuti a difendere il Sud fu senza dubbio il comandante spagnolo José Borges. Entrato in contrasto con il capo dei briganti lucani Carmine Crocco, per i metodi da questi adottati nella guerriglia, rendendosi conto che le sue regole di combattimento in quel contesto erano perdenti, decise di abbandonare la sua guerra. Con pochi fedelissimi si spostò dalla Lucania nel Lazio, attraversando a piedi i crinali montani innevati nel tentativo di raggiungere Roma per riferire al Re Francesco II in esilio. Ma a pochi chilometri da confine fu arrestato e poi fucilato a Tagliacozzo (L’Aquila)  insieme ai suoi soldati. Prima di essere ucciso si fece il segno della Croce e fiero gridò al plotone: “Soldati! Mirate al cuore non al volto”. Anche questa era una regola legittimista dell’antico onore militare.

 

 

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