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Tra i set da Montecalvario a Posillipo

Tra i set da Montecalvario a Posillipo

Nel Cinquecento, il viceré don Pedro de Toledo attuò un piano di sviluppo urbanistico che interessò il quartiere Montecalvario, nato come avamposto delle truppe spagnole. La principale novità fu la creazione dell’attuale via Toledo che venne costeggiata dai Quartieri spagnoli, sorti con lo scopo di alloggiare i soldati. Nelle strade strette e squadrate dei Quartieri, una grande caserma a cielo aperto, più volte il cinema ha trovato un luogo d’elezione dove mettere in scena specifiche situazioni narrative. La più famosa resta senz’altro quella dell’insurrezione femminile ne “Le quattro giornate di Napoli”: la strada è via Rosario a Portamedina, che prende nome dalla chiesa omonima edificata nella seconda metà del Cinquecento. Al limitare dei Quartieri si trova via Pasquale Scura set del rapimento dell’assessore Mesillo ne “Il camorrista” film che nel 1986 segnò l’esordio alla regia di Tornatore. Posizionati su un declivio, il dedalo di vicoli dei quartieri, divenuti negli anni meta turistica d’eccezione, si posizionano tra via Toledo e l’imponente Corso Vittorio Emanuele, ampia strada di collegamento che taglia in orizzontale la collina che dal Vomero scende dolcemente verso il mare. Per favorire il transito su questi dislivelli, tra il Corso e i Quartieri sono state inserite diverse scalinate, meta irrinunciabile per scoprire la vera anima della città. Le scale San Pasquale furono nel 1953 il set della scena dell’inseguimento amoroso tra Silvana Pampanini e Massimo Girotti in “Un marito per Anna Zaccheo” fosco dramma femminile firmato da Giuseppe De Santis. Risulta particolarmente interessante il caso dell’episodio “Teresa” de “L’oro di Napoli” in quanto tutta la prima parte della storia si svolge tra Piazza Barracche (in riferimento alle baracche alimentari e a quelle dove esercitavano le prostitute), via Toledo dove la carrozza porta la protagonista a conoscere il futuro marito e piazza Plebiscito, dove, nella Basilica di San Francesco di Paola, i due si sposano. Montecalvario confina a sud con il quartiere Chiaia e a ovest con il Vomero. Queste due aree, unitamente a Posillipo, si configurano come le più ricche delle città, puntellate da abitazioni lussuose e accoglienti piazze (come Piazza Amedeo). Anche in questi contesti, ben lontani dai quartieri popolari finora analizzati, il cinema è riuscito a trovare un suo spazio. Risale al 1967 la seconda versione cinematografica di “Questi fantasmi”, libero adattamento dell’omonima commedia di Eduardo. Diretto da Renato Castellani, il film ha come protagonista l’insolita coppia Loren-Gassman. Benché i due abitino a Palazzo Sanfelice (rione Sanità) il maestoso cortile esterno è quello di Palazzo della Cavallerizza a Chiaia, edificato nel XVIII secolo come caserma per la cavalleria. Via Filangieri, strada dello shopping di lusso, è invece presente nella scena del mancato matrimonio nel film cult “Pensavo fosse amore… invece era un calesse” diretto da Troisi nel 1991. Se la cassa armonica della villa Comunale fa da sfondo alla passeggiata romantica tra Nino D’angelo e la sua fidanzata nel modesto “Quel ragazzo della curva B” (Scandariato, 1987), la villa Floridiana è la cornice della storia d’amore raccontata in “Dio, come ti amo!” (Iglesias, 1966) un musicarello senza troppe pretese con protagonista Gigliola Cinquetti. Il Vomero è un quartiere segnato dall’amore e dalla morte: la stazione della funicolare di via Morghen è il luogo dove muore il bandito al termine di una avvincente sparatoria in “Napoli violenta” (Lenzi, 1976). I suggestivi scorci di via Posillipo vengono catturati nel film “Piedone d’egitto” (Steno, 1980) mentre Piazza San Luigi rimane uno dei set più ricorrenti del famoso quartiere residenziale (“Malafemmina”, “La Luciana”, “Le quattro giornate di Napoli”).

 

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