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Così nacquero le Comprese di Battipaglia

Così nacquero le Comprese di Battipaglia

Un modello futuribile di edilizia delle Due Sicilie. Realizzate in un anno per i terremotati del 1857 (Inquadra il Qr code: e leggi l’articolo “Battipaglia. Nascita di una colonia”)

La storia delle Comprese si intreccia con due eventi che segnarono profondamente il territorio e la vita di molte persone. Il primo fu la bonifica delle paludi della Piana del Sele, una delle grandi opere pubbliche volute dal re delle Due Sicilie, Ferdinando II di Borbone, per lo sviluppo del Regno. Il secondo, concomitante, fu il terribile terremoto di Melfi del 16 dicembre 1857, che devastò Cilento e Basilicata e causò migliaia di morti. Le Comprese erano edifici a due piani, con bottega al piano terra e abitazione al piano superiore, e costituirono il primo nucleo urbano della città di Battipaglia. Furono costruite tra il 1857 e il 1860, ed  alcune di esse sono ancora riconoscibili nelle strade alle spalle del Monumento ai Caduti e, per omogeneità di stile e di struttura, fanno intuire l’esistenza di un progetto comune che abbracciava l’intera area.  In caso di disastri naturali, le Casse pubbliche del Regno delle Due Sicilie intervenivano immediatamente con aiuti ai poveri e ai senzatetto e, successivamente, finanziavano la ricostruzione di chiese ed edifici pubblici. In  occasione del terremoto del 1857, però, re Ferdinando II decise di utilizzare le terre già bonificate della Piana per costruire una colonia dove le famiglie terremotate, per lo più braccianti, potessero emanciparsi con abitazioni e terreni assegnati in enfiteusi.  Due mesi dopo il sisma, il perimetro della nuova colonia era stato delineato in una zona pianeggiante sul fiume Tusciano, con una buona sorgente d’acqua, all’incrocio di due importanti arterie, la strada per le Calabrie e quella per il Vallo di Diano. In sei mesi, furono realizzati i progetti per la costruzione di 20 fabbricati con cortile comune - tecnicamente dei “Compresi”, da cui deriva il nome popolare ancora in uso - per il disboscamento dei terreni e per le infrastrutture. Furono individuate 100 famiglie di coloni (poi aumentate a 120) tra gli abitanti dei Comuni terremotati che avrebbero avuto in concessione anche 5 moggia di terra. Il progetto passò rapidamente alla fase di realizzazione, impiegando come mano d’opera, sia per la bonifica che per la costruzione dei “Compresi”, anche i futuri assegnatari, già trasferitisi sul posto alla prima notizia della nuova colonia. In capo ad un anno dal sisma, nel dicembre 1858, erano pronti per la consegna i primi 4 caseggiati e, nel 1859,ne furono ultimati altri 12. A questo punto, la storia si intreccia col terzo ed ultimo evento: l’invasione delle Due Sicilie.  Nel settembre 1860, all’arrivo dei garibaldini, i lavori furono sospesi e non ripresero mai più. Il nuovo Regno d’Italia smantellò l’apparato organizzativo, rimbalzando le competenze da un ente all’altro, e dell’idea promotrice del progetto - l’aiuto ai terremotati, l’emancipazione dei braccianti, la bonifica delle paludi - rimase ben poco. Anzi, furono accolte le richieste dei proprietari terrieri, scopertisi prontamente unitari e antiborbonici, desiderosi di rifarsi delle tasse pagate come contributo alla bonifica delle proprie terre. Le Comprese già abitabili furono assegnate secondo nuovi criteri: delle 120 famiglie iniziali, soltanto 32 entrarono in possesso della casa. A tutte le altre, che avevano lasciato i paesi d’origine e avevano affrontato disagi e sacrifici nella speranza di un futuro migliore, fu detto per consolazione che erano diventate italiane.

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