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C’era una volta la pallanuoto

C’era una volta la pallanuoto

“Spuntavano scudetti a Marechiaro” di Franco Esposito si presenta al Circolo Posillipo di Napoli

Che Dio stramaledica gli inglesi, si diceva una volta, che Dio benedica Franco Esposito, oggi scrittore elegante, ieri puntuale e fantastico cronista di sport, per questo nuovo libro, il trentesimo? Il centesimo?, che ci riporta indietro negli anni, tanti, tantissimi, con uno scossone di nostalgia quando Napoli era la capitale della pallanuoto, il calcio d'inverno, la pallanuoto d'estate e si poteva ben cantare chist'è 'o paese do sole e da pallanuoto. Una stagione di acque turbinose al Molosiglio, un romanzo di assi indimenticabili, la Rari Nantes e la Canottieri, poi il Posillipo sovrano, la Piscina Scandone, l'eterna sfida col Recco prepotente, la Florentia avversario più addomesticabile, il Camogli, Bogliasco, i trionfi (24 scudetti a Napoli) e il declino. Oggi si fa pallanuoto in città che non hanno il mare, è la pallanuoto delle piscine, giustamente, ci mancherebbe altro, e non mi turba più che si faccia pallanuoto a Brescia, ma le partite a mare erano autentiche ... battaglie navali e a quelle sono rimasto legato. E che fosse tutta n'ata storia la pallanuoto che io ricordo lo testimonia proprio questo bel libro di Franco Esposito “Spuntavano scudetti a Marechiaro” (Absolutely Free Edizioni) che sarà presentato oggi allle 17,30 al Circolo Posillipo. Il libro trova nel passato i ricordi, i riferimenti, gli assi e i personaggi più sorprendenti della pallanuoto, la gloria e la baldoria che si sono man mano spente perché il progresso migliora le prestazioni, ma mette il cuore un po' da parte. Ovviamente i tempi cambiano, è così che va, e oggi non nasce più un pallanuotista di fantasia come Gildo Arena, l'asso del mio cuore acquatico, e non ci sono più in giro adorabili birichini dei tempi romanticici come Mimì Grimaldi e Fofò Buonocore, per citare due adorabili fanciulli di mare. Gegè Maisto, nelle acque di Camogli, arbitrava su un barchino e, una volta, dopo una partita tempestosa, rimase in mare abbandonato alle ingiurie dei tifosi, mentre il fiammeggiante Rino Merola, altro fischietto della pallanuoto, altra gloria napoletana, una notte a Londra, in Trafalgar Square, cantò a squarciagola 'o sole mio. Sono andati via Fritz Dennerlein, Enzo D'Angelo, il mio guaglione di Bacoli, Carlo De Gaudio e Roberto Fiore, dirigenti indimenticabili. Qualche volta incontro Paolino Trapanese, il mio acrobata tra i pali, e parliamo delle "beduine" che furono. E' un mio difetto, ovviamente, che io sia legato ai miei tempi più esaltanti, ma mi accorgo che nei 517 nomi citati da Franco Esposito in questa sua nuova enciclopedia, l'enciclopedia della pallanuoto napoletana e dintorni, c'è più passato che presente e, nel dialogo continuo con i fratelli Porzio, Franco 'o svedese per i capelli chiari e Pino 'o nennillo perché dei due è il minore d'età, la favola della pallanuoto napoletana si spegne venti e più anni fa, dopo le cavalcate tricolori del Posillipo negli anni Ottanta e Novanta, l'ultimo scudetto della Canottieri Napoli è del 1990, per non parlare della Rari Nantes perduta lontano, nel tempo delle leggende. Si dice che il Recco con i suoi 34 scudetti, quindici consecutivi negli ultimi anni, abbia ucciso la pallanuoto per manifesta superiorità economica, organizzativa e sportiva, nessun altro club potendone reggere il confronto, ma quale epica, epopea, saga, mito e gloria suggeriscono questi trionfi della squadra ligure senza più lo storico, duro, irriducibile, fiabesco e autentico scontro con le squadre napoletane? Nelle acque della pallanuoto, Napoli è scomparsa. È il più grave e grosso danno per la popolarità di uno sport che Napoli ha nutrito di campioni e imprese dal dopoguerra sino agli ultimi squilli degli anni Novanta. È possibile, come è successo nel calcio, che anche la pallanuoto sia diventata più fisica che tecnica, forse per l’irruzione dei giganti slavi, i muscoli al posto della fantasia, e io non trovo più uno Stefano Postiglione, calottina numero 2 del Posillipo alla Piscina Scandone che dall’acqua slanciò la gamba in aria per fermare il pallone e poi lo riprese con un mano per scaraventarlo in gol, il mio Maradona acquatico, Stefano Postiglione della grande famiglia napoletana dei Postiglione (tre velisti, due nuotatori, cinque pallanuotisti), Carlo Postiglione mi raccontava la pallanuoto come pochi. Ora la smetto con le mie romanticherie e vado a rileggermi il volume di Franco Esposito per ricordarmi di tanti amici e rivivere la pallanuoto napoletana come solo Franco, dopo il bel libro di Adriano Cisternino ("La leggenda del settebello", dicembre 2000), sa raccontare avendo amato la pallanuoto (e la boxe) più del calcio, cronista appassionato e ormai scrittore a chiare lettere. La prefazione del libro di Esposito è di Eraldo Pizzo, il caimano genovese, avversario immenso della pallanuoto napoletana del tempo che fu, campione e paladino della Pro Recco. Dopo Eraldo, per quello che mi riguarda, una giocata dei fratelli Porzio squagliava 'o sanghe dint''e vvene.

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