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20 Luglio 2023 - 10:51
NAPOLI. «Caruso nacque napoletano, visse da napoletano, morì da napoletano»: il giudizio del giornalista latino-americano Thomas Russell Ybarra accoglie i visitatori del neonato Museo Caruso e immediatamente ne connota il taglio espositivo, a cura di Laura Valente, incentrato sulla singolarità del tenore che, nato poverissimo sullo scorcio dell’Ottocento, all’inizio del secolo successivo divenne una star mondiale del belcanto italiano. E proprio come un monumento vivente al genio nazionale, Enrico Caruso veniva osannato in tutti i teatri del mondo, da Buenos Aires a San Pietroburgo, dalla Scala di Milano al Metropolitan di New York dove ottenne la consacrazione internazionale. Il museo è allestito nell’imponente Sala Dorica, cui si accede dalla corte interna di Palazzo Reale. Un unico spazio scandito da grandi schermi multimediali, pannelli esplicativi e vetrine che ospitano circa cento oggetti fra giornali, dischi, fotografie, costumi di scena, spartiti, cartoline illustrate e persino caricature autografe. Ma è soprattutto alla leggendaria voce di Caruso che viene dato spazio: l’ascolto diventa così parte essenziale della narrazione della biografia dell’artista. È personalizzato attraverso un sistema di cuffie e un minidevice consegnati all’ingresso che consentono di accostarsi all'arte del carusiana nella sua complessità. È infatti la musica protagonista del percorso: non è un caso che i pannelli contengano informazioni brevi e stringate mentre la possibilità di ascoltare le registrazioni originali di intramontabili arie d’opera come “Cavalleria rusticana”, “Il trovatore”, “L’elisir d’amore” è molto ampia. Grazie alla collaborazione con l’Istituto centrale per i beni sonori e audiovisivi è stata realizzata un’apposita postazione che permette di apprezzare al meglio la voce del cantante, che, fra l’altro, fu un antesignano nell'intuire le potenzialità dell'allora nascente industria discografica, contribuendo così in prima persona a costruire il mito di se stesso. Decisamente multimediale, il Museo Caruso, coinvolge il visitatore a diversi livelli sensoriali, permettendogli un approccio via via più approfondito a una personalità complessa che si presta a diversi livelli di lettura. «Caruso più di ogni altro è icona di una italianità nobile e leggendaria - spiega la curatrice, Laura Valente - legata anche alla sua doppia anima: tenore lirico osannato nei più importanti teatri del mondo ineguagliabile della canzone napoletana, il primo cavallo di razza dell’industria discografica a vendere un milioni di dischi, entrando nell'Olimpo delle voci più popolari della storia della musica». «L’apertura di un nuovo museo è sempre una festa - sottolinea il direttore generale dei Musei, Massimo Osanna - un traguardo importante anche per il sistema museale nazionale, soprattutto per la rete di relazioni virtuose che è riuscito ad attivare». In primis, il rapporto privilegiato con Luciano Pituello, presidente dell’Associazione Museo Enrico Caruso, che ha donato numerosi cimeli a Palazzo Reale, e con il Comune di Lastra a Signa, dove ha sede il Museo Caruso di Villa Bellosguardo, che era la residenza italiana di Caruso, senza tacere degli Archivi Ricordi e Puccini, il San Carlo, la Scala e il Metropolitan, la Cineteca di Bologna, il MoMa. «L’allestimento del museo Caruso rientra tra gli interventi programmati nell’ambito del Piano Strategico Grandi Progetti Beni Culturali - ha ricordato il direttore di Palazzo Reale Mario Epifani -. Si tratta infatti del primo progetto concluso tra i 15 del Piano, complessivamente finanziati con 23 milioni di euro. L’architetta Almerinda Padricelli, project manager, ha coordinato il lavoro di un team di 115 persone in tempo record».
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