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26 Luglio 2023 - 14:37
Con l'anniversario dei 250 anni dalla morte del progettista del Palazzo reale, il racconto di un uomo geniale che realizzò la meraviglia di Caserta con la quale la città superò in magnificenza Versailles
Il primo della famiglia a cercare e trovare fortuna dalle nostre parti fu Gaspar van Wittel, detto anche Gaspare degli Occhiali (1653-1736). 18enne, si recò a Roma, dove si dedicò a dipingere vedute cittadine, per le quali ottenne buona fama. Per una veduta della darsena napoletana diventò poi, nel 1711, membro della prestigiosa Accademia di San Luca.) Nel 1796 circa, Gaspar lasciò Roma e venne a Napoli, chiamato dal viceré Luis de la Cerda duca di Medinaceli y Aragon (1660-1711), perché gli documentasse gli aspetti della città partenopea, avendo in animo di realizzarvi nuove costruzioni. Gaspar a Napoli si trovò molto bene, sposò la napoletana Anna Lorenzani, ed entrò in confidenza con il Viceré, che gli fece da compare di battesimo del primogenito, a cui diede il proprio nome: Luigi. Che divenne il napoletano Luigi Vanvitelli (1700-1773). Nei primi anni del ’700, quindi, i Van Wittel si trovavano a Napoli. Ma il soggiorno non fu tranquillo: era scoppiata la congiura di Macchia e i Van Wittel ripararono a Roma. Qui Luigi disegnava e dipingeva vedute, quando, 15enne, incontrò il grande architetto e teorico dell'architettura, il messinese Filippo Juvarra (1678-1736), che “lodò assaissimo” le sue vedute, ma gli consigliò di darsi all'architettura. Luigi dette ascolto al suggerimento ed ebbe successo. Realizzò l'acquedotto del Vermicino, (1731) insieme all'amico Nicola Salvi (1697-1751), l'architetto romano che sarà l'autore della famosa Fontana di Trevi. Poi, nel 1733, divenne membro dell'Accademia di San Luca ed ebbe l'incarico di ingrandire il porto di Ancona, che all'epoca fungeva da scalo verso l'Oriente. Vi aggiunse un' isola artificiale che fu adibita a lazzaretto. A Roma Luigi ebbe vari incarichi, tra cui il consolidamento della cupola di San Pietro, opera di Michelangelo Buonarroti. Vi intervenne con la sua profonda capacità ingegneristica, confidando al fratello Urbano (con cui intercorse un ricco epistolario) il suo malcontento contro “quei fiorentini buffoni che credono di sapere tutto e gli fa plaudire qualsiasi cacata di Michelangiolo”. Fu una querelle lunga e faticosa per lui, che finì quando intervenne il parere dello scienziato veneziano Giovanni Poleni (1683-1761), che approvò le sue osservazioni e dovette ascoltarne i suggerimenti. Subito dopo, re Carlo di Borbone, che aveva in animo di costruire un edificio che emulasse lo splendore di Versailles, gli propose di costruire una reggia vicino Caserta, che da allora si chiamò Caserta Vecchia. Fu un'opera impegnativa che durò molti anni e fu completata dal figlio Carlo. Diversamente da Versailles, dove era stata relegata la riottosa nobiltà, nella Reggia di Caserta non ci sono ambienti segreti: la Reggia è un'architettura aperta alla luce. E' ozioso domandarsi se abbia forme neoclassiche o rococò E' bellissima e non può essere etichettata: è uno spazio vivo. Sul pavimento del vasto pianerottolo da cui si accede agli appartamenti reali, c’è una stella grande, complicata, meravigliosa. Ma si può notare qualcosa di ancora più straordinario in alto, sotto la cupola che copre e definisce questo spazio: i lacunari, cioè i riquadri della concava copertura, che non soltanto si ingrandiscono via via verso la curva di base della cupola, ma si dispongono girando a elica. Sono la chiara espressione di uno spazio curvo che gira.
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