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13 Ottobre 2023 - 14:47
Il presunto cranio di Plinio il Vecchio sarà in esposizione domani nella Sala del Lazzaretto dell’ex Ospedale della Pace nel corso di un convegno su “L’ultima rotta di Plinio il Vecchio, tra curiosità scientifica e solidarietà civile”. L’evento rientra nell’ambito delle celebrazioni del bimillenario della nascita di Plinio il Vecchio a cura dell’archeologo Alessandro Luciano che toccano Baia, Bacoli, la Biblioteca Universitaria di Napoli.
Nella terribile eruzione del 79 d. C., Plinio il Vecchio, in qualità di prefetto, comandava la flotta militare a Miseno. Mentre da lì osservava l’eruzione, fu chiamato d’urgenza da Rectina, una matrona di Pompei e ordinò un intervento di soccorso servendosi di quadriremi che si sarebbero poi disposte a ventaglio da Ercolano a Stabia. Ma, dopo alcune ore, un’ondata di gas velenoso proveniente dal Vesuvio raggiunse la spiaggia di Stabia, uccidendo quanti ancora dovevano imbarcarsi. Tra questi anche Plinio impegnato a mettere in salvo gli abitanti.
«Un’occasione di una reliquia laica per riflettere su una storia senza fine che lega il territorio vesuviano e quello dei Campi Flegrei, sui fenomeni vulcanici del passato ai timori del presente» osserva il Gennaro Rispoli, direttore scientifico del Museo delle Arti Sanitarie di Napoli. «Un cranio trovato oltre cento anni fa è l’occasione per aprire un dibattito su veridicità storica, ricerca paleontologica ed interrogativi sulla flotta romana e un tentativo di soccorso riferito nelle ore drammatiche come rendiconto epistolare di Plinio il Giovane. Se ne occupa Tacito che chiede informazioni al nipote, Plinio il Giovane, sulla fine del prefetto romano. Tra curiosità scientifica e volontà salvifica del prefetto, si legge la più bella storia di mission di Protezione Civile al tempo del 79 dopo Cristo».
Il reperto consiste nel neurocranio e in una mandibola della medesima epoca appartenenti a individui diversi. Il mistero del cranio, tra rendiconti giornalistici e pareri contrastanti, rappresenta una testimonianza dell’attenzione attuale alla cultura scientifica e soprattutto alla solidarietà che ha mosso l’anziano ammiraglio a soccorrere le popolazioni rivierasche durante l’eruzione. La storia di Plinio il Vecchio è un dono straordinario dell’eruzione del 79 d. C. e conserva ancora oggi il suo fascino perché la storia di Plinio ci rimanda agli interrogativi attuali sui fenomeni tellurici destabilizzanti o premonitori di vicende analoghe.
La stampa di inizio Novecento e i pareri di oggi appaiono contrastanti e divergenti sull’appartenenza dei resti. Dubbi che aprono uno spaccato di riflessioni sull’uomo che cerca di comprendere e controllare fenomeni naturali, limitandone i danni. Ieri come oggi.
All’introduzione di Gennaro Rispoli, seguiranno le relazioni di Arturo De Vivo professore emerito di Lingua e Letteratura Latina alla Federico II, responsabile della Scuola Superiore Meridionale, che parlerà dell’immenso patrimonio di letteratura scientifica giunto quasi intatto nella Naturalis Historia, pietra miliare della cultura scientifica romana; del saggista Michele Di Gerio; di Lucia Borrelli, direttrice tecnica del Centro Musei delle Scienze Naturali e Fisiche di Napoli; esperti di Storia dell’Arte sanitaria e dell’Accademia di Roma che ha concesso in prestito il reperto.
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