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Gragnano, nella Valle dei Mulini, un pugno di volontari ha riscoperto la Pompei dei maccheroni

Gragnano, nella Valle dei Mulini, un pugno di volontari ha riscoperto la Pompei dei maccheroni

Pietro Ingenito, del Centro di Cultura e Storia di Gragnano e Monti Lattari “Alfonso Di Nola”, presieduto da Giuseppe Di Massa, racconta: «Abbiamo estratto da una discarica i primi due ruderi in pietra»

GRAGNANO. «Nella Valle dei Mulini a Gragnano abbiamo 13 ruderi: 2 sono stati restaurati con il lavoro dei volontari della nostra associazione. Eravamo una decina, ora siamo rimasti in 7, quasi tutti anziani. Abbiamo bisogno di tramandare ai giovani questo tesoro». È così che Pietro Ingenito (in foto), guida e animatore per passione di un luogo di straordinario valore racconta ciò che le istituzioni ancora non riescono a cogliere nella sua potenzialità. La Valle dei Mulini di Gragnano era quello che Ingenito definisce “un distretto industriale” ante litteram. Intorno non c’erano abitanti. Era solo un luogo di lavoro. Il primo mulino in pietra risale al 1266 e in tutto il comprensorio ne sorsero 40.

Quando furono dismessi?

«Di sicuro quando l’energia ad acqua che serviva ad alimentare la molitura venne sostituita dall’energia a vapore e a carbone. Questo che fu per 500 anni un luogo brulicante di contadini che trasportavano grano su carri e muli e di operai e mugnai, divenne la Valle del silenzio e dell’abbandono».

Un luogo, quindi, diventato fantasma e poi dimenticato?

«No, peggio, diventato discarica. Quando noi del Centro di Cultura e Storia di Gragnano e Monti Lattari “Alfonso Di Nola”, presieduto da Giuseppe Di Massa, decidemmo di ripulire l’area per riportare alla luce questi mulini antichissimi, ci trovammo di fronte a montagne di immondizia. Tutti venivano a scaricare qui elettrodomestici, copertoni, mobilio, materiale di risulta edile, tra rovi e sterpaglie».

Come avete fatto a sradicare le cattive abitudini sedimentate e tutto questo materiale da discarica?

«È stata una fatica terribile, condotta a mani nude. Ma oggi qui arrivano turisti e studiosi, scolaresche e curiosi. È diventato un museo a cielo aperto».

Peccato che i “musei” dei pastifici privati non si mettano in rete tra loro e con questa Valle. È come se i turisti di Pompei andassero a visitare le botteghe dei souvenir e non entrassero negli Scavi... Ma qui si paga per l’accesso?

«Non si paga niente e anche la nostra attività di guida è offerta gratuitamente. Apriamo al pubblico tutte le domeniche mattina e quando ci contattano per chiedere di poter visitare i mulini. Poi continuiamo ad assicurare il lavoro di manutenzione sempre da volontari. Siamo riusciti adesso a mettere in funzione un mulino con l’acqua. È uno spettacolo. Il prossimo anno arriveranno grupppi di crocieristi e, in previsione, stiamo preparando le guide turitiche che li accompagneranno perché possano illustrare agli stranieri la nostra archeologia industriale che ha conquistato il mondo».

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