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22 Gennaio 2024 - 18:43
Ancora pochi giorni per visitare (fino al 6 febbraio su prenotazione) la mostra alla Biblioteca Nazionale di Napoli "Di porpora e di luce. Forma e materia dell’antico nei codici della Biblioteca Nazionale di Napoli”, la prima in assoluto dedicata ai codici con fogli in pergamena purpurea, frutto della collaborazione tra il Dipartimento di Lettere e Beni Culturali dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” (Teresa D’Urso e Giulia Simeoni) e la Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III” (Daniela Bacca).
Dal primo dicembre è stato possibile ammirare due manoscritti di rara preziosità interamente in pergamena purpurea e vergati in inchiostri d’argento e d’oro: un Vangelo ravennate (ex Vindob. Lat. 3) contenente frammenti dei Vangeli originarii di Luca e Marco, tra i più antichi codici purpurei conservati nei musei e biblioteche europee, risalente alla fine del V sec. d.C., e un Lezionario (ex Vindob. Gr. 2) databile al IX o a X sec. di committenza imperiale bizantina, come sembra suggerire il signum crucis con inscritto il nome “Basilius”, probabilmente un riferimento a Basilio I il Macedone o a Basilio II, entrambi appartenuti al convento di San Giovanni a Carbonara e, dopo varie vicende, pervenuti alla Biblioteca Nazionale di Napoli.
La mostra racconta, attraverso straordinari antichi codici con fogli purpurei, di epoca medievale e rinascimentali, l’avventura plurisecolare di un prodotto librario che ha segnato la storia della cultura occidentale, cambiando nei secoli forma, significato e funzione, ma mantenendo intrinseche valenze simboliche. Il colore porpora, fin dall’antichità associato all’idea di ricchezza e potere ed alla figura dell’imperatore, con l’avvento del cristianesimo viene messo in relazione al sacrificio di Cristo, ma anche alla sovranità della Chiesa che adotterà la simbologia del potere imperiale.
Dopo l’età carolingia, l’uso di realizzare lussuosi codici con fogli in pergamena color porpora, riprende vigore a Padova intorno alla metà del Quattrocento, quando la città è frequentata da maestri rivoluzionari come Donatello e Andrea Mantegna, campioni di un nuovo linguaggio artistico che guarda al mondo antico come principale modello di riferimento. Dal Veneto a Roma, attraverso la circolazione di libri, artisti e committenti, nella seconda metà del Quattrocento la moda del codice “all’antica" e il revival dei purpurei si diffondono anche nella Napoli aragonese (1443-1501). Testimone esemplare della circolazione di artisti e di opere è il De Officiis di Cicerone (ms. IV.G.65), realizzato nell’Urbe verso il 1470 dal calligrafo Bartolomeo Sanvito e dal miniatore Gaspare da Padova per un membro della famiglia Gonzaga di Mantova.
La mostra (visitabile gratuitamente fino al 6 febbraio su prenotazione) include anche una sezione in cui sono esposte fonti letterarie che documentano la diffusione dei codici purpurei e l’uso e il significato della porpora attraverso i secoli; si chiude, infine, con una sezione dedicata alla tintura della pergamena e ai coloranti utilizzati per ottenere il colore porpora nelle sue diverse tonalità.L’interessante mostra rientra nell’ambizioso progetto multidisciplinare Purple - PURple Parchment LEgacy, finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca, basato su una serrata collaborazione tra la ricerca storico-artistica e l’indagine scientifica. Sui manoscritti esposti in mostra sono state effettuate analisi diagnostiche con tecniche avanzate non invasive sotto la guida del prof. Maurizio Aceto (Dipartimento per lo Sviluppo Sostenibile e la Transizione Ecologica dell’Università del Piemonte Orientale), del prof. Angelo Agostino (Dipartimento di Chimica dell’Università di Torino) e di Marcello Picollo (Istituto di Fisica Applicata “Nello Carrara” – Cnr). Le analisi scientifiche, esaminando le peculiarità tecniche e materiche e analizzando i pigmenti, hanno permesso di gettare nuova luce sulla vita di questi codici, testimoni unici del “filo purpureo" che unisce l’Antichità al Rinascimento, assicurando così la conservazione di questi veri e propri oggetti d’arte per le generazioni future.
prenotazioni bn-na.urp@cultura.gov.it
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