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17 Febbraio 2024 - 08:30
Il fango e l’acqua bollente le hanno protette per 2300 anni. Le ventiquattro statue in bronzo raffiguranti divinità scoperte a San Casciano dei Bagni (Siena) sono da ieri esposte al Museo Archeologico Nazionale di Napoli nella mostra “Gli Dei ritornano. I bronzi di San Casciano”. A cinquant’anni dal ritrovamento in mare dei guerrieri di bronzo di Riace, è stato scoperto recentemente il più grande deposito di statue in bronzo di età etrusca e romana del Mediterraneo. La scoperta è avvenuta in un contesto unico, un periodo di transizione culturale, un momento in cui elementi romani ed etruschi sembravano coesistere durante le grandi trasformazioni che vedevano in lotta Roma e le città etrusche dell’Italia centrale. Ricerca, tutela e valorizzazione si fondono in questa mostra inaugurata ieri dal ministro della cultura Gennaro Sangiuliano insieme al direttore generale musei Massimo Osanna, al direttore generale Archeologia, belle arti e paesaggio Luigi La Rocca, alla sindaca di San Casciano dei Bagni Agnese Carletti, al coordinatore scientifico dello scavo dell’Università per stranieri di Siena, Jacopo Tabolli, curatore della mostra insieme a Osanna. Il Ministero della Cultura oltre ad assolvere ai fondamentali e imprescindibili compiti di tutela e valorizzazione sta svolgendo un’intensa attività di ricerca scientifica. Questa mostra che, dopo il successo dell’edizione al Quirinale del 2023, si ripete in veste rinnovata e ampliata a Napoli, costituisce l’esempio di quanto sia vivo l’interesse per la ricerca. Il suo valore è ancora più significativo poiché l’edizione partenopea è frutto anche di una preziosa collaborazione interregionale che vede insieme regioni d’Italia affacciate sul Tirreno, su quel mare che prende l’etnonimo dai Greci che così chiamavano gli etruschi, Tirreni. Per il ministro Sangiuliano «I Bronzi di San Casciano, esposti al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, offrono alla nostra comunità un frammento di storia sepolta e anche l’emozione di questa scoperta, definita dagli esperti una delle più rilevanti degli ultimi tempi. Si tratta di uno scavo giovane, siamo certi che le ricerche condotte dal Ministero della Cultura, con il coinvolgimento di tanti atenei, coordinati dall’Università per Stranieri di Siena, ci regalerà nel prossimo futuro molte nuove scoperte. Abbiamo già proceduto all’acquisto di un palazzo cinquecentesco nel centro storico di San Casciano e ciò renderà possibile presto l’apertura di un museo che diventerà la nuova casa di questi reperti. La ferma volontà di mantenere il legame inscindibile delle scoperte con il territorio è parte costitutiva del progetto di valorizzazione dell’identità delle nostre comunità locali. I musei sono punti cardinali della nostra identità e memoria. La mostra al Mann, fra i più importanti musei archeologici al mondo, testimonia l’importanza per il Ministero della Cultura di questo progetto e ribadisce come il patrimonio sia di tutti». La mostra , arricchita da nuovi reperti provenienti dallo scavo della scorsa estate, è stata allestita da Guglielmo Malizia e Chiara Bonanni. Tra i reperti mai esposti al pubblico spicca la statua in bronzo che rappresenta una figura femminile con le mani aperte per la preghiera (nella foto). La donna indossa un chitone e un mantello; il suo viso è incorniciato da eleganti trecce che cadono sul petto. La scultura rimanda a figure con manto trasverso diffuse sin dalla prima età ellenistica, e può essere datata alla metà del II secolo a.C. Il manufatto è stato rinvenuto nell’insieme di offerte all’interno della vasca sacra, in un gruppo di statue che abbracciavano un grande tronco di quercia. La scultura di devota orante era deposta a testa in giù, come a voler rivolgere la sua preghiera verso il cuore della sorgente termale. La mostra, promossa dal Ministero della cultura, è stata realizzata grazie alla collaborazione tra una pluralità di istituzioni preposte alla ricerca, alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio.
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