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18 Marzo 2024 - 20:02
Tavola rotonda nel Tempio di Cristo Re-Rocca Guelfonia. Ancora senza risposta l'appello a presidente della Regione e ministro lanciato da Napoli a ottobre, l'area recintata del monumento occupata da abusivi. Stop ai lavori
MESSINA. Studiosi, docenti universitari, militanti dell’associazionismo civico e culturale, e semplici appassionati di storia hanno partecipato sabato 16 marzo a Messina, nel Tempio di Cristo Re-Rocca Guelfonia, alla tavola rotonda sul recupero della Real Cittadella, la fortezza teatro dell’ assedio piemontese del 1860-61 e della straordinaria difesa dei soldati delle Due Sicilie, snodo strategico per l’ isola e per il Sud. Il 29 ottobre a Napoli, la Fondazione il Giglio, l’ Associazione Amici del Museo, Vento dello Stretto, Fare Verde Onlus e l’ Istituto italiano dei Castelli avevano lanciato un appello sottoscritto da 35 esponenti della cultura e dell’Università al presidente della Regione Siciliana Renato Schifani e al ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano per chiedere che la bonifica dei suoli della “zona della falce” , dove sorgono i bastioni superstiti della fortezza, non interrompa il recupero faticosamente avviato grazie alla battaglia condotta dallo studioso e archeologo Franz Riccobono, scomparso due anni fa. “I lavori sono fermi- dice al ROMA il prof. Luigi Montalbano, presidente dell’ Associazione Amici del Museo, intitolata proprio a Riccobono – perché nel perimetro della Real Cittadella, ufficialmente recintato e dichiarato zona rossa dall’ Autorità di Sistema Portuale, proprietaria dei suoli, si sono installati degli abusivi, proprio come anni fa, prima che la mobilitazione delle associazioni riuscisse a ottenerne lo sgombero”. Come una tela di Penelope, il percorso per restituire alla Sicilia e al Sud questo importante esempio di architettura militare realizzato tra il 1680 e il 1686 dall’architetto fiammingo Carlos de Grünenberg, sembra impantanarsi di nuovo nel conflitto di competenze tra ADSP, (il 22 novembre è stato nominato Commissario straordinario l’ammiraglio Antonio Ranieri) Regione Siciliana,e la Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali retta da Mirella Vinci, che ha approntato il progetto esecutivo ma adesso si misura con i nuovi occupanti abusivi. Ma non ci stanno le associazioni protagoniste negli anni scorsi di una straordinaria mobilitazione per il monumento-simbolo identitario. “Presseremo il Commissario all’ Autorità Portuale – annuncia Piero Adamo, presidente di ZDA-Vento dello Stretto – perché riapra intanto ai visitatori la Real Cittadella. Fa più male l’interdizione di questa testimonianza della nostra Storia che qualche ora di esposizione alle sostanze contenute nei suoli da bonificare”. Marco Grassi, docente all’ Università LUMSA di Palermo, moderatore della tavola rotonda, ricorda l’appello, finora senza risposta degli uomini di cultura. Lo studioso Alessandro Fumia ridimensiona, cifre alla mano, il bombardamento di Messina durante la rivolta liberale del 1848 sulla base di uno studio condotto sui registri del cimitero. (“I morti ? Furono meno di 80, altro che re Bomba”…). Dalla battaglia per il recupero sembra chiamarsi fuori il Comune di Messina, rappresentato dall’ assessore alla Cultura Vincenzo Caruso. “Il passato non si può cambiare”, dice. Il prof. Daniele Tranchida, dell’ Università di Messina denuncia “la subalternità della storiografia meridionale”. E all’ assessore risponde la professoressa Carmela Maria Spadaro, dell’ Università Federico II: “Certo, il passato non si può cambiare, Ma prima di tutto deve essere conosciuto, e con il metodo storico dello studio dei documenti e delle testimonianze”. Facendo, cioè alla Storia – secondo le parole dello storico francese Crétineau-Joly – l’ unica carità possibile, quella della verità.
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