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Un po’ di Napoli a Ravenna

Riccardo Muti dirige l’Orchestra Cherubini in chiusura della kermesse che affianca concerti di classica e jazz a spettacoli di poesia, danza e teatro

Un po’ di Napoli a Ravenna

Riccardo Muti

Ha compiuto trentacinque anni senza perdere lo smalto della giovinezza pur non rinunciando alla classe. Ed è infatti all’insegna della creazione e della creatività che è impostato il programma di Ravenna Festival. Due mesi di musica, danza e teatro spalmati tra basiliche, luoghi storici e spazi contemporanei della città e della sua provincia. Iniziato a maggio con il concerto inaugurale dei Wiener Philarmoniker diretti da Riccardo Muti prosegue fino al 9 luglio con una propaggine autunnale a novembre.

Vale la pena parlarne dunque, non solo perché in calendario ci sono ancora tanti spettacoli da vedere, ma anche perché Ravenna Festival rappresenta un modello virtuoso di un grande evento culturale che coinvolge tutto il territorio senza cedere a sirene modaiole ma offrendo una gamma diversificata di proposte artistiche e di stimoli intellettuali che si affiancano senza accavallarsi e consentono al pubblico di seguire con calma ogni appuntamento. Vake la pena parlarne anche perché Ravenna è legata a Napoli da un sottile ma robusto filo rosso che risale al Medioevo bizantino, quando il governo del Ducato napoletano ricadde sotto la giurisdizione dell’Esarcato ravennate. Un legame sottolineato pure da Totò che si fregiava del titolo di Principe di Bisanzio, e che si esprime nel rapporto in qualche modo privilegiato che la nostra città continua ad avere con il Festival. Non dimentichiamo infatti che il Maestro Muti è napoletano di nascita e formazione e che sua moglie, Cristina Mazzavillani, è l’anima del Festivaldi cui è presidente e direttore artistico. E di Napoli c’è ben più di una presenza in questa 35esima edizione.

A cominciare dal concerto del Quartetto Indaco diretto dal Maestro Michele Campanella, da sempre impegnato nella valorizzazione dei musicisti partenopei e che per l’occasione ha presentato il quintetto per archi di Giuseppe Martucci.

Ma in un festival che dà tanto spazio al teatro non poteva mancare un’attenzione all’espressività partenopea: con il “Pluto” di Aristofane andato in scena al Grande Teatro di Lido Adriano, il regista e drammaturgo Marco Martinelli ha diretto prima a Pompei e poi a Ravenna un centinaio di adolescenti dell’area vesuviana che hanno lavorato con lui per un anno al progetto “Sogno di volare”, una produzione del Parco archeologico di Pompei in collaborazione con Ravenna Festival e Teatro di Napoli-Teatro Nazionale.

E sono ancora dei ragazzi della provincia di Napoli, studenti del “Giordano Bruno” di Arzano, ad aver risposto alla “Chiamata alle arti” di Cristina Muti: il loro video “DIS Umano” contro la violenza sulle donne è stato presentato al Museo Classis da una piccola rappresentanza del liceo.

Ma andiamo al dunque e vediamo le chicche che il Ravenna Festival ha ancora in serbo. Fino al 7 luglio, tutte le sere alle 19 c’è il “Don Chisciotte ad ardere”, uno spettacolo itinerante per le strade della città, ideato e interpretato da Marco Martinelli ed Ermanna Montanari insieme con i ravennati che hanno risposto alla “Chiamata pubblica” dei due artisti e che con loro hanno avviato un’esperienza di laboratorio teatrale condiviso. È il secondo anno che i due fondatori della compagnia Teatro delle Albe si interfacciano col romanzo di Cervantes dopo l’entusiasmante esperienza del “Cantiere Dante” con cui hanno realizzato una lettura innovativa e partecipata delle tre Cantiche della Commedia dantesca.

Largo alla poesia con il “De rerum natura” di Lucrezio. Domani, il 4 e il 9 luglio il poema latino viene presentato come un viaggio indiverse tappe in cui i versi, interpretati da Camilla Berardi, si snodano tra le suggestioni della musica e dei mosaici della Domus dei tappeti di pietra per sottolineare la dimensione profonda della “natura delle cose”.

Una novità assoluta è “Dilexi. Storia di Galla Placidia in sette quadri”, una sacra rappresentazione composta da Danilo Comitini su testo di Francesca Masi e dedicata all’imperatrice romana il cui mausoleo è una delle meraviglie di Ravenna. Tutte le sere al tramonto nella basilica di San Giovanni Evangelista, eretta nel quinto secolo per voto della stessa Galla . Il coro è diretto da Antonio Greco.

Riccardo Muti dirige l’Orchestra giovanile Luigi Cherbini per l’ultimo concerto sinfonico in programma domenica prossima: quello delle Vie dell’Amicizia, in memoria dei migranti che hanno perso la vita nel Mediterraneo. Cuore dell’evento è lo “Stabat Mater” di Giovanni Sollima su versi di Filippo Arriva in antico dialetto siciliano con il coro della Cattedrale di Siena, le donne di “Coro a Coro” dirette da Rachele Andrioli, il controtenore Nicolò Balducci e la musicista Lina Gervasi al theremin.

Gli amanti della danza contemporanea non possono perdere “Un amico”, l’omaggio di Virgilio Sieni e Mario Brunello al mondo e alla musica di Ezio Bosso. In prima assoluta al teatro Ravasi dopodomani, lo spettacolo celebra l’amicizia profonda fra Bosso e Brunello che, con il suo violoncello la ricorda intersecando la sonata “Roots” che Bosso gli dedicò, con la danza, intesa come atto d’amore, di Virgilio Sieni e della sua compagnia.

Il jazz c’è con una coppia strepitosa: Paolo Fresu e Omar Sosa in “Food”. La più famosa tromba italiana del jazz e il pianista cubano inseguono con la memoria i cibi e i sapori della loro terra in un divertente inno ai piaceri della tavola di cui la Romagna è maestra. Partecipa Riccarda Casadei per festeggiare i 70 anni di “Romagna mia”, l’inno romagnolo per eccellenza cantato a squarciagola l’anno scorso durante le operazioni di soccorso agli alluvionati. Il concerto si tiene proprio in una di quelle terre, a Cervia, per sostenere il rilancio turistico delle zone ancora in difficoltà e su cui l’attenzione della politica e i riflettori dei media si sono spenti troppo presto.

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