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Inghiottiti dagli inferi
16 Settembre 2024 - 21:21
AULETTA. Si entra con la curiosità di assistere a una rappresentazione teatrale suggestiva. Si esce con il desiderio di poterla rivivere anche subito. L’Inferno di Dante nelle Grotte del Diavolo di Castelcivita, conosciute anche come Grotte di Pertosa-Auletta, emoziona per lo scenario non comune e per la professionalità elevata degli attori.
Un'esperienza che suscita lo sgomento di essere “inghiottiti” dalle viscere della terra, e nella sofferenza delle pene che il Sommo Poeta cantò nella lirica del suo poema-capolavoro, addentrandosi nel buio, nei budelli che obbligano a calare la testa, a piegarsi in due dietro i passi della “Guida” per incontrare i personaggi che hanno colpito la fantasia di chi li conobbe sui banchi di scuola. Di Virgilio, Beatrice, Caronte, Paolo e Francesca, Farinata degli Uberti, Pier Delle Vigne, Ulisse, il Conte Ugolino che formarono ciascuno studente con valori e sentimenti fondanti di una cultura che il mondo ci invidia e nella quale ci riconosciamo.
“Anime delle ore…, siete pronte per l’Inferno?”. È l’inquietante “chiamata” che gli spettatori si sentono rivolgere all’ingresso delle Grotte.
Radunati nel boschetto, per la salita di un vialetto con cui si raggiunge l’apertura dei meandri di Pertosa, è Dante a ricevere i suoi ascoltatori. “Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura ché la diritta via era smarrita“, chi non ricorda i versi con cui inizia il 1° canto dell’Inferno?
Si parte per il viaggio che non sveliamo ai più curiosi: ai quali ricordiamo che Dante dovette attraversare l’Acheronte, il primo fiume (di sangue) degli inferi in cui si incontra Caronte, un passaggio che non sarà risparmiato al visitatore. Il “traghettatore di anime” tenterà di ostacolare il viaggio del Poeta, ma dovrà desistere perché riceve l’ordine di ubbidire alla volontà divina: “Vuolsi così colà dove si vuole ciò che si puote. E più non dimandare”.
Di verso in verso, di personaggio in personaggio, tornano alla memoria quelle rime ripetute in “lingua volgare” sui banchi di scuola. Ma quei versi, a Pertosa, escono dai libri e s’incarnano con impareggiabile maestria tra le gole delle Grotte, i suoni, le musiche e gli effetti di luce e proiezioni sulle pareti come ce li eravamo immaginati e molto meglio.
Lo spettacolo dell’Inferno di Dante si snoda tra stalattiti, stalagmiti e concrezioni lungo circa un chilometro tra cunicoli e caverne. Sono circa 30 gli attori che interpretano i dannati dei nove gironi luciferini. Lo spettacolo prodotto dalla Tappeto Volante srl è stato ideato e diretto da Domenico Maria Corrado, specialista in questo tipo di eventi spettacolari che coniuga bellezze storiche, naturalistiche e architettoniche a grandi opere letterarie, per aver realizzato - negli anni che vanno dal 1997 al 2000 - il mai dimenticato evento de L’Ultima notte di Ercolano, ambientato all’interno degli scavi archeologici della cittadina vesuviana.
“Per me si va nella città dolente, per me si va nell’eterno dolore…” inizia il viaggio immaginario che in 10 anni è stato visto e apprezzato da circa un milione di spettatori-visitatori.
E Lucifero? Il più bello e dannato degli angeli e che chiude il Cantico dell’Inferno? Nulla vi diremo di lui. Ma sarà una conquista il cielo uscendo dall'ombra di quella "perduta gente", quando Dante declamerà: "E quindi uscimmo a riveder le stelle".
(le prossime rappresentazioni:
Gli attori che si sono esibiti sabato scorso meritano tutti un grande applauso: ogni gruppo viene accompagnato da un attore che interpreta Dante. Ecco i bravissimi interpreti che incontrerete ed è giusto menzionare per la grande professionalità.
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