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La mostra

Andy Warhol, ed è subito Pop Art

Alle Gallerie d’Italia una scelta significativa di opere che hanno rivoluzionato l’immaginario collettivo

Andy Warhol, ed è subito Pop Art

Andy Warhol, Triple Elvis (particolare)

Due sale per un artista che ha segnato un’epoca. Le Gallerie d’Italia scommettono sulla qualità con “Andy Warhol. Triple Elvis” a cura di Luca Massimo Barbero. Un’esposizione che, inaugurata ieri con il sindaco Gaetano Manfredi sarà aperta al pubblico fino al 16 febbraio e che presenta un nucleo di opere provenienti dalla Collezione Luigi e Peppino Agrati. La collezione, che si è formata tra gli anni Sessanta e Ottanta del Novecento, è stata donata al patrimonio storicoartistico di Intesa Sanpaolo dal Cavalier Luigi Agrati.

Il punto focale della mostra è l’opera “Triple Elvis” del 1963, un lavoro che segna l’inizio della ricerca di Warhol su quella ripetizione dell’immagine che diventerà emblematica del suo stile. È infatti nei primi anni Sessanta che l’artista inizia a inserire nelle sue opere figure pubbliche che lui stesso definiva “famosi”, anticipando le dinamiche della cultura popolare contemporanea. E parlando di “famosi’ non poteva mancare la mitica Marilyn, il volto della bellezza holiwoodiana che, proprio grazie alle serigrafie di Warhol è diventata iconica. Pochi colori decisi e margini ben delineati a creare un’immagine essenziale che fa pensare a quelle dei cartelloni pubblicitari.

Arte seriale ma al contempo unica, perché su ogni immagine l’artista interviene con una modifica. E se la società di massa rende necessaria la produzione in serie, l’artista non può non condividere le nuove esigenze della contemporaneità. Anche il ritratto di Mao TseTung, icona di tante battaglie politiche, nelle mani di Warhol, diventa quello di un amico, sorridente e divertito o severo e concentrato: in ogni caso, semplice, come suggeriscono la pulizia della linea di contorno e la vivacità dei colori Con “Electric Chairs” il discorso si fa più impegnato.

L’immagine della sedia elettrica, prima sfocata e via via più evidente e intensa, alla fine della serie diventa addirittura rosso sangue. La metafora è evidente ed è provocatoria ma forse proprio per questo ha avuto meno successo in un’America in cui la pena di morte è ancora in vigore in ben 21 Stati. In aggiunta alle opere iconiche, la mostra presenta un ritratto di Warhol realizzato dal fotografo americano Duane Michals, in cui l'artista appare in un gioco di apparizioni e scomparse.

A completare l’esposizione, i due “Vesuvius” della collezione Intesa Sanpaolo richiamano il legame speciale che Warhol aveva con l'Italia e, in particolare, con Napoli. Questo legame è stato rafforzato da figure come Lucio Amelio, che ha svolto un ruolo cruciale nella partecipazione dell’artista al progetto “Terrae Motus”.

La mostra fa parte del progetto Vitalità del Tempo, che il curatore ha immaginato come esposizione in fieri, destinata cioè a cambiare, offrendo di anno in anno opere diverse della collezione di Intesa Sanpaolo. Nelle sei sale che precedono quelle dedicate a Warhol si ha una significativa panoramica della produzione artistica tra gli anni ’40 e ’90 del Novecento con opere di Fontana Kounellis, Boetti e Sol Lewitt.

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