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Le Radici del Sud

I Borbone anticiparono il marchio Doc

Dal 1844 le merci napoletane erano identificate da un bollo. Francesco II istituì la certificazione di qualità

I Borbone anticiparono il marchio Doc

Il cavallo "sfrenato" e il timbro delle Due Sicilie

Tra gli ultimi provvedimenti dell’ultimo Re di Napoli, Francesco II di Borbone, risulta un decreto per “un bollo a ruggine e a piombo” finalizzato ad una sorta di certificazione di qualità e provenienza di alcuni prodotti tessili. Si tratta di un meccanismo molto simile ad un attuale marchio DOC (Denominazione di Origine Controllata) e non era una novità nella storia della dinastia borbonica. Già nel 1844, con Ferdinando II, era stato creato un marchio simile per l’olio pugliese, prodotto di fama internazionale già allora, al punto da spingere un fratello di Garibaldi, Felice, a investire i suoi risparmi per l’import e l’export con esiti, però, poco “felici”, come da tradizione familiare. Il famoso fratello, infatti, tra i suoi tanti difetti aveva anche quello di non saper gestire le proprie finanze. Nel caso pugliese, l’olio era esportato in particolare dai porti di Gallipoli, Bari e Taranto verso i porti inglesi, olandesi e francesi. Già in precedenza si registrava, (cfr. Archivio di Stato di Napoli, fondo Ministero Agricoltura Industria e Commercio), l’esistenza di un marchio per identificare le merci provenienti da Napoli con un “bollo di piombo con fili di seta da apporsi alla manifattura stabilita che avesse dalla parte convessa un cavallo sfrenato”. Inutile aggiungere che si trattava del profilo di un cavallo di razza napoletana, di quelli allevati a Persano, che costituivano un altro primato internazionale. Un marchio proteggeva anche le famosissime e pregiate sete di San Leucio e si registra un caso di imitazione addirittura a New York. In sintesi, i Borbone, forti del loro senso di appartenenza e in coerenza con le politiche economiche che avevano come obiettivo la valorizzazione delle risorse del Regno delle Due Sicilie, avevano intuito la strada per creare solide basi per lo sviluppo delle loro popolazioni. Inutile aggiungere che queste idee e queste scelte furono cancellate all’indomani dell’unificazione italiana dai governi unitari e da classi dirigenti locali del tutto prive di senso di appartenenza più o meno da un secolo e mezzo. Non ci sono vere tutele neanche per prodotti straordinari come - solo per qualche esempio - la pizza o la mozzarella di bufala. È opportuno sottolineare che in questi anni sono attivi una campagna e un PROGETTO COMPRASUD, che era e resta una delle poche e simboliche possibilità di riscatto del Sud dell’Italia, magari non “contro il Nord”, ma “per il Sud”. Nel tentativo di difendere con la nostra spesa quotidiana una cultura e una economia minacciate da politiche miopi e da dannosissime omologazioni.

*presidente del Movimento Neoborbonico

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