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Sud, cultura e identità
15 Ottobre 2024 - 15:13
La Principessa Beatrice di Borbone, insieme con le restauratrici del quadro Giuditta e Oloferne
BAGNARA CALABRA. Il dipinto “Giuditta e Oloferne”, conservato nella sagrestia dell’Arciconfraternita Maria Santissima del Rosario, a Bagnara Calabra, e recentemente restaurato, è stato visitato dalla Principessa Beatrice di Borbone-Due Sicilie che si è intrattenuta con le restauratrici e con i promotori del restauro, promosso dall’antica famiglia Parisio.
Chiara Campanella e Azaria Rovere, componenti dell’équipe interdisciplinare dell’Università della Tuscia diretta dalla prof.ssa Paola Pogliani, hanno illustrato alla discendente dei Borbone le fasi del lavoro, durato un anno e mezzo, «che ha consentito di mettere in evidenza – come ha sottolineato la docente - elementi alterati dal tempo e ristabilito l’equilibrio cromatico voluto dall’autore».
Il restauro ha permesso di attribuire il dipinto, che è di scuola napoletana e datato tra la seconda metà del ‘600 e gli inizi del ‘700 a Massimo Stanzione o ad Artemisia Gentileschi.
Fra il 1621 e il 1625 Guido Reni realizzò un dipinto con lo stesso soggetto, l’uccisione del generale assiro Oloferne da parte di Giuditta, che venne copiato dall’allievo Ercole de Maria. Da questo secondo quadro deriva la copia di grande qualità pittorica, commissionata dalla famiglia Ruffo di Bagnara, e collocata dal 1873 nell’ Arciconfraternita, che risale al ‘600, ed è divenuta tale grazie a Ferdinando II di Borbone nel 1854.
L’aspetto più significativo del restauro del quadro di “Giuditta e Oloferne” - hanno sottolineato alla illustre visitatrice i fratelli Carlo e Domenico Parisio, il Priore dell’Arciconfraternita Antonino Romeo, e il delegato vicario dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio per la Calabria Aurelio Badolati - è stato il coinvolgimento della Comunità locale nell’opera di recupero di un simbolo della propria identità.
Le scuole, le associazioni culturali, i fedeli dell’Arciconfraternita, sono stati informati degli stati di avanzamento del restauro con incontri periodici e la comunità locale si è così sentita parte di quella che la prof.ssa Pogliani ha definito “un’opera identitaria di restituzione”. Senza contributi pubblici né di istituti di credito, grazie a privati, all’Ordine Costantiniano di San Giorgio, all’Associazione Uccio Lopresto, e con la collaborazione dell’Università della Calabria e della Soprintendenza di Reggio è stato recuperato un simbolo della comunità di Bagnara Calabra.
“Un clima di collaborazione straordinario – ha detto Badolati – che costituisce un esempio per il Sud e che l’Ordine Costantiniano di San Giorgio della Calabria cercherà di riproporre in altre iniziative di questo tipo nella quali è impegnato”.
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