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Il bello del Natale
22 Dicembre 2024 - 17:09
Lo zampognaro-informatico, Nicolas Proroga
POZZUOLI. Le note arrivano da lontano... da tempi lontani e da un centinaio di metri dietro la curva. Senti e non vedi chi suona la novena con la zampogna. Poi spunta un uomo alto e imponente, con un dignitoso lungo mantello e il cappello nero. Ha una grande barba brizzolata e sembra portarsi dietro tutti i tuoi ricordi. Al Sud non c'è chi non abbia mai ascoltato quelle nenie, perché gli zampognari non sono solo quei pastori sul Presepe che hai visto preparare ogni anno a Natale in case e chiese. Nelle strade addobbate da luminarie, che oggi tutto ricordano tranne la nascita di Gesù, sai che gli zampognari fanno parte anche del tuo paesaggio reale e attuale. Bussano alle porte e chi ha preparato la Natività li fa suonare davanti alla "grotta". Sono il più romantico omaggio alla Sacra Famiglia, per piccola o grande che sia l'opera d'arte allestita per far rivivere la nascita del Bambinello a Betlemme.
Incontrare lo zampognaro vale ricevere benedizioni e fortuna. Incontrare Nicolas Proroga, 53 anni, lo zampognaro, informatico di professione, è come trovarsi davanti, in un sol colpo, l'ultrantico e l'ultramoderno. Sale le scale della chiesetta dedicata a Sant'Antonio Abate, ad Arco Felice (Pozzuoli) e rivela: «Suono questo strumento da una quindicina d'anni, da quando sono stato "folgorato sulla via della zampogna"». E quello che impugna è uno strumento che ha costruito da solo. «Ne posseggo undici, nel mio laboratorio ci lavoro continuamente, migliorandole sempre - racconta - giro il Mezzogiorno, dove si celebrano feste popolari e tra l'Irpinia e il Pollino ce ne sono tante, d'inverno e d'estate».
Nicolas spiega che la sua è una tipologia di zampogna del Pollino dove si suona in abiti di stile antico ma con una certa eleganza. Il suo mantello è chiuso sul petto da una doppia spilla e tutto il resto lo fa sembrare un cavaliere d'altri tempi. «Sì - conferma - in Calabria lo zampognaro non è il montanaro, il contadino trasandato, ma un ministro laico delle cerimonie religiose, come quella della Madonna del Pollino che si festeggia con un pellegrinaggio di oltre 20 km, che parte di notte per raggiungere la montagna la notte seguente, sempre suonando e pregando. Ma fermandosi con delle tappe in cui si mangia, si sta assieme con amicizia. Gli zampognari che si radunano sono tanti e suonano pastorali, poi musiche ballabili. Si balla davvero, ma solo durante la notte. È un mondo a parte in cui si ritrova una umanità intensa. Io mi definisco perciò uno zampognaro libero e felice».
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