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Al Circolo Canottieri
23 Marzo 2025 - 12:50
Il tavolo dei relatori
Domenico Ciruzzi, avvocato penalista, autore e regista di numerosi teatri teatrali, racconta Vincenzo Siniscalchi, grande Maestro del diritto e di vita di cui è stato allievo. Lo fa nel libro “Vincenzo Siniscalchi-da Maradona a Fellini-Storia di un penalista e intellettuale che ha fatto scuola”, edito da Armando De Nigris Editore.
L’opera letteraria è stata presentata nella Sala Carlo De Gaudio al Circolo Canottieri Napoli. Sono intervenuti con preziosi contributi e testimonianze il presidente del sodalizio giallorosso Giancarlo Bracale, gli avvocati Alba Salvati e Marinella de Nigris Siniscalchi e il giornalista Mimmo Sica. Presente l’autore che ha affidato all’attrice Antonella Stefanucci la lettura di alcune pagine del libro. Ciruzzi inizia il suo racconto dicendo che “fin dai tempi in cui ero allievo della più antica scuola militare d’Europa, la prestigiosa Nunziatella, avevo deciso di esercitare la professione di avvocato penalista”.
Era convinto che la sua missione nella vita sarebbe stata la difesa dei deboli con indosso la toga di avvocato difensore. “In realtà, già dalla facoltà di Giurisprudenza, a parte il rapporto con alcuni docenti e con i collettivi studenteschi, l’entusiasmo iniziò ad attutirsi. Ancor di più quando cominciai a frequentare il Tribunale di Napoli”.
L’uccisione del noto penalista Giulio Battimiello nel suo studio, il 24 ottobre 1977, che rappresentò i prodromi della guerra di camorra tra Nuova Famiglia e N.C.O. di Raffaele Cutolo che causerà, tra il 1978 e il 1983, circa 1.500 vittime “fece si che il mio entusiasmo per la professione di penalista continuò a scemare, disseminando dubbi sulle mie convinzioni messe a dura prova, soprattutto, dalla crisi di identità e di ideali susseguente la frequentazione del foro napoletano, e non solo. Avvertivo, comunque, uno smarrimento diffuso che contribuì ad accentuare il mio, anche in ragione di altri interessi culturali che mi appassionavano maggiormente.
Poi, nel medesimo periodo, incontrai Vincenzo Siniscalchi, e per me fu la svolta, una luce definitiva”. Viene introdotto nel “racconto” il protagonista che l’autore definisce “Principe del foro, intellettuale eclettico, che ha agito in contesti diversissimi e apparentemente inconciliabili, riuscendo a comprenderli e a governarli in maniera compiuta e prodromica a proposte di riforme legislative rilevanti per l’intera comunità. Riporta poi, uno stralcio dell’intervista che gli facemmo per la rubrica “i Personaggi del Roma” in cui il Maestro dichiara “Ho assistito innocenti e colpevoli, donne e uomini, poveri e potenti, professionisti, politici, capi di governo, attori, registi, giornalisti, sacerdoti, grandi gruppi industriali accusati di reati economici, finanzieri, banche, campioni dello sport, società calcistiche. Tante volte ho sostenuto il ruolo della parte civile in processi di natura sociale. Questo caleidoscopio mi si affolla a volte nella mente e mi rende soddisfatto di tutte queste impareggiabili esperienze di vita in tantissimi tribunali italiani ed a volte all’estero. Ho vissuto anche, come difensore, la difficile stagione del terrorismo assistendo in Italia e in Germania numerosi appartenenti ai gruppi di rivolta armata. Devo dire che in quella stagione elaborai le esperienze di un garantismo come regola assoluta di garanzia e dei diritti delle parti nel processo e non regole per presidiare solo i diritti di qualche privilegiato”.
Giunti all’ultima pagina del libro si delinea la storia completa di un signore per cultura animi, come diceva Cicerone, e non per lignaggio; una personalità sottesa da alti valori, un uomo generoso e pervaso da quella pietas che lo rendeva disponibile verso i deboli e le persone bisognose di aiuto. Qualità e caratteristiche puntualmente evidenziate e analizzate in tutte le loro declinazioni da Domenico Ciruzzi con uno stile semplice, discorsivo, comprensibile per tutti, privo di stucchevoli autoreferenzialismi, quando parla di se stesso. Traspare l’affetto, la stima, l’ammirazione che nutre per il suo Maestro dando dimostrazione che il pensiero espresso da Enrico De Nicola: “la riconoscenza è il sentimento della vigilia”, in questo caso, almeno, non è applicabile. Siamo certi che questo libro, come auspica l’autore, servirà da monito ed esempio per le presenti e future generazioni.
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