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Parte stasera con un galà la "Settimana dello Scrittore"

Torre Annunziata. Da “La provincia addormentata” e “Francesca e Nunziata” ai gialli che raccontano il nuovo Vesuviano, Giovanni Taranto chiude il cerchio con Prisco e la Orsini Natale

Parte stasera con un galà la "Settimana dello Scrittore"

Giovanni Taranto, scrittore e giornalista

TORRE ANNUNZIATA. Come si racconta una terra? Come si narra la vita di intere generazioni, tempo, luoghi, complessità degli eventi? Come si dipinge l’anima di un popolo? Compito difficilissimo, specie se città e genti sono quelle del Napoletano e del Vesuviano: storia complessa e spirito profondo. 

Sono state esemplari, in questo, le penne di romanzieri come Michele Prisco e Maria Orsini Natale, entrambi di Torre Annunziata, che partendo dai recessi più profondi del cuore vesuviano sono riusciti a rendere viva e pulsante la realtà di quel mondo. In “Francesca e Nunziata”, ambientato proprio a Torre, la scrittrice aveva tracciato il quadro della società a cavallo tra due secoli (dall’Ottocento al 1940) attraverso la storia di una famiglia di pastai e le diverse personalità delle protagoniste femminili, madre e figlia adottiva.

Con l’intera sua produzione, e a partire dai racconti de “La provincia addormentata” (ambientato in epoca diversa, medaglia d’oro allo Strega) Prisco, ancor prima, aveva fatto vivere i luoghi del Vesuvio e della costa del golfo, mettendo in evidenza la borghesia nella sua realtà più nuda: difetti, privilegi, abitudini, miti, aspirazioni e vicende segrete. Dei borghesi aveva fatto emergere i conflitti interiori e l’eterna lotta tra Bene e Male.

Oggi qualcuno ha raccolto il testimone di quelle capacità di raccontare, puntando nuova luce sulle terre del Vesuvio e l’intera provincia, con un’analisi altrettanto profonda, che scava nelle viscere delle problematiche sociali e nell’anima della gente. È Giovanni Taranto, anche lui torrese. Per decenni come giornalista, e oggi da romanziere, Taranto ha ripreso il filo di quella narrazione attraverso un genere nuovo e originale che, adoperando le trame “gialle” come pretesto, fotografa il tessuto sociale, fino a radiografare temi critici, mali, sentimenti, speranze e dolori delle generazioni che vanno dagli anni ’70 fin quasi ai giorni nostri. I suoi protagonisti - dal Capitano Mariani al recentissimo commissario Palumbo – vivono totalmente calati nella realtà di luoghi e genti, facendo da tramite al lettore perché ne assorba il sentire e la filosofia di vita, invocazioni di aiuto e grida di gioia. Taranto mostra senza pietà orrori e difetti, ma illumina con la medesima forza eccellenze e unicità.

È dunque lui l’erede della capacità di dipingere quelle terre con accenti talvolta lirici, ma senza mai distorcere, che fu di Prisco. E, a quella, accosta la minuzia del cronista che, però, rende il dettaglio senza mai apparire didascalico. «Dico alla gente dove guardare, non cosa vedere, perché faccia una scelta di campo» ha spiegato più volte il nerista.

Un intento che ben si accosta a quel che Prisco sosteneva: «…il ruolo dello scrittore non è quello di suggerire soluzioni, perché la sua missione è ad un tempo più modesta e più alta: il romanziere deve forzare il lettore a interrogarsi su sé stesso e sul senso del suo destino».

«Giovanni ha raccolto l’eredità di Prisco e della Orsini Natale, e in quel solco è oggi l’autore che meglio sa rendere la realtà delle nostre terre – ha commentato di recente il sindaco di Torre, Corrado Cuccurullo - Dietro a tutte le sue opere c’è la realtà che spesso preferiamo ignorare, ma che dobbiamo conoscere e affrontare con responsabilità se immaginiamo un futuro migliore».

La Settimana dello scrittore, dedicata a Michele Prisco, a cura della Libreria Libertà è parte questa sera con un galà di cui  e sarà proprio Giovanni Taranto rappresenta una delle firme più attese. Tantissimi gli eventi in programma, per ogni gusto e ogni genere di letteratura, con ospiti da tutta Italia.

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