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Il Cimarosa e il suono del mestiere: la musica diventa linguaggio civile

Tre giorni tra note, storia e futuro. Franciosa: «La musica è rigore, non evasione. È un’educazione al reale»

Il Cimarosa e il suono del mestiere: la musica diventa linguaggio civile

AVELLINO. C’è un filo invisibile che lega le sale del Conservatorio “Domenico Cimarosa” ai cortili istituzionali, ai castelli normanni, ai parchi archeologici dell’Irpinia. È un filo fatto di musica, sì, ma anche di sguardo. Di presenza. Di radicamento. La Festa della Musica 2025, promossa dal Conservatorio guidato da Maria Gabriiella Della Sala, con il patrocinio del Ministero della Cultura, è più di un cartellone di concerti: è un manifesto pedagogico, artistico e civile. Una dichiarazione di senso in un tempo che ha smarrito il valore del mestiere e della formazione come atto collettivo.

Tre giorni, da Avellino ad Ariano Irpino passando per Atripalda, gli studenti si alternano in performance cameristiche, sperimentazioni elettroniche, percorsi che restituiscono la musica alla sua dimensione più alta: quella della costruzione, della responsabilità, dell’intelligenza condivisa.

«Il tema Un mondo di mestieri, non è uno slogan – afferma il presidente del Conservatorio, Giuliana Franciosa –. È una presa di posizione. Insegniamo ai nostri ragazzi che la musica non è fuga, ma rigore. Non è evasione, ma educazione al reale. Formiamo competenze, non illusioni. Perché è possibile vivere di cultura, se la cultura si prende sul serio». Il programma del 20 giugno offre uno dei momenti più suggestivi della rassegna: “La nota avvelenata”, drammaturgia originale firmata da Giacomo Fornari e ispirata alla figura di Giulia di Baronia, protagonista dimenticata della storia irpina. Il cortile di Palazzo Caracciolo accoglie una partitura di voce e musica dove il Requiem di Mozart si fa controcanto emotivo a un monologo raffinato, interpretato da Nicoletta Scognamiglio, capace di restituire densità e risonanza a una memoria femminile sottratta al silenzio.

La giornata si apre con il Festival Cameristico nell’aula 41 del Conservatorio: una staffetta tra allievi e docenti che ha attraversato repertori classici e contemporanei, da Mozart a Stockhausen, mettendo in dialogo generazioni, linguaggi, estetiche. Ma è nella struttura stessa della rassegna che il “Cimarosa” rivela la propria visione educativa: una scuola che si fa territorio, un’istituzione che non celebra se stessa ma si espone, si mescola, abita i luoghi, li restituisce alla cittadinanza in forma di bellezza viva.

Il gran finale è atteso per sabato 21: alle 17.30, il Castello di Ariano Irpino ospiterà quattro progetti musicali itineranti, tra jazz, fisarmonica e ensemble; alle 21, l’area archeologica di Abellinum, ad Atripalda, accoglierà il concerto elettronico del Dipartimento di Musica Elettronica e Sound Design, in un incontro tra l’antico e il futuro che è cifra perfetta dell’intera manifestazione. E se è vero che la musica non cambia il mondo, è altrettanto vero che può insegnare come si sta nel mondo. Il Conservatorio “Cimarosa”, in questi giorni, lo sta ricordando a tutti. Con coraggio e armonia.

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