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Senza Ermanno Corsi, questa colonna non sarà più la stessa

Ci lascia una straordinaria eredità da raccogliere e trasferire al mondo dei giornalisti che verranno

Senza Ermanno Corsi, questa colonna non sarà più la stessa

Per anni, su questa prima pagina del più antico quotidiano del Mezzogiorno, abbiamo scritto insieme. Sulla stessa colonna, sulla stessa attualità, per molti versi sulla stessa lunghezza d’onda. Il martedì era il giorno del nostro incontro settimanale, un’abitudine che durava da sempre. Ognuno con la sua rubrica, ognuno col suo stile e le sue parole. Una storia che oggi, purtroppo, si interrompe. Ermanno Corsi ci lascia col suo inconfondibile stile, con la tenacia di tante inchieste, di tanti libri, di tante conferenze. Una straordinaria eredità da raccogliere e trasferire al mondo dei giornalisti che verranno, a chi avrà modo, nel tempo, di approfondire il ruolo della stampa napoletana a cavallo di questi due secoli, a chi riuscirà a non farne svanire il prezioso ricordo.

E questa colonna, ora, non sarà più la stessa. Un ricordo doveroso prima di riaccendere il motore della cronaca quotidiana. Legato ad una generazione giornalistica come la nostra che ha vissuto in stretta simbiosi con quella che l’ha preceduta. Lo ha ricordato intelligentemente Antonio Sasso, il nostro Direttore, nei giorni scorsi, sottolineando i suoi primi incontri con Ermanno Corsi e narrando cos’erano i giornali di allora, a Napoli, nei primi anni Settanta. Niente telelibere, qualche radio privata che iniziava a manifestarsi all’orizzonte, le due testate napoletane che dominavano la scena locale, unico modo per affacciarsi concretamente alla professione.

Un percorso difficile e accidentato che attendeva chiunque coltivasse qualche ambizione. Ermanno era già un riferimento prezioso, culturalmente elevato, straordinariamente presente. Ed ora che ha lasciato questa terra, preferendo romanticamente che le sue ceneri venissero disperse nel braccio di mare che segna il golfo di Napoli, ogni volta, osservando il moto delle onde, non potremo che pensare a lui, alle sue parole, ai suoi editoriali che, per tanti anni, su questo giornale, hanno giocato con i miei.

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