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Globo d’Oro a “Il mestiere di vivere”: l’eredità di Pavese tra dolore e verità

A sottolineare il significato di questo premio è Luigi Del Plavignano, direttore di Rai Documentari

Globo d’Oro a “Il mestiere di vivere”: l’eredità di Pavese tra dolore e verità

Un uomo solo, ma mai isolato. Un intellettuale che ha scelto di interrogarsi prima che affermare. Un poeta della prosa, ma anche della sconfitta. È il ritratto complesso e necessario di Cesare Pavese quello tracciato da “Il mestiere di vivere”, il documentario firmato da Giovanna Gagliardo e insignito del Globo d’Oro 2025 come Miglior Documentario. Un riconoscimento importante, che celebra non solo la qualità dell’opera – prodotta e distribuita da Luce Cinecittà – ma anche il valore di una memoria civile che diventa racconto contemporaneo.
Il titolo è lo stesso del celebre diario pubblicato postumo nel 1952, “Il mestiere di vivere”, che resta una delle testimonianze più laceranti e lucide della letteratura italiana del Novecento. Ma il documentario non si limita a ripercorrere le tappe note della biografia di Pavese: le rilegge, le filtra, le rianima con voce nuova. Attraverso materiali d’archivio, letture, fotografie, luoghi e silenzi, Gagliardo compone un affresco intimo e insieme collettivo, in cui la malinconia non è estetica ma sostanza, e la parola torna ad avere un peso specifico, morale.
A sottolineare il significato di questo premio è Luigi Del Plavignano, direttore di Rai Documentari, che ha accompagnato con convinzione il progetto: “Il mestiere di vivere è un documentario che attraversa la vita e la scrittura di Cesare Pavese come si attraversano le vene più profonde di un Paese. Un’opera che non si limita a ricordare, ma che interroga, commuove. E che per questo rappresenta al meglio la visione editoriale di Rai Documentari: raccontare la realtà con verità, passione e responsabilità civile”.
Non è solo un omaggio, dunque. È un atto di fiducia nella cultura come strumento di interrogazione e nella televisione pubblica come luogo possibile per narrazioni non conformi. “Il Globo d’Oro premia il coraggio di un racconto intimo e universale – ha aggiunto Del Plavignano – capace di restituire la complessità di Pavese e la sua forza ancora attuale. È questo il cinema pubblico che ci interessa: quello che lascia un segno, che aiuta a capire chi siamo”.
Il documentario, trasmesso in prima serata su Rai Tre con ottimi riscontri, si inserisce così nel solco di una produzione editoriale che, sotto la guida di Del Plavignano, ha già portato al pubblico lavori dedicati a figure emblematiche della cultura italiana – da Giorgio Faletti a Elsa Morante, da Umberto Eco a Italo Calvino – sempre con l’intento di unire divulgazione e profondità, evitando semplificazioni e retorica.
“Rai Documentari continuerà a essere casa per questo tipo di narrazioni: consapevoli, profonde, necessarie. Perché la memoria non è una cerimonia, è una sfida culturale quotidiana”, ha concluso Del Plavignano, ribadendo una visione che punta a trasformare il servizio pubblico in presidio di pensiero critico.
In un’epoca dominata dal consumo rapido e dall’intrattenimento istantaneo, Il mestiere di vivere riapre una finestra sulla possibilità di fare televisione che pensa, che emoziona senza indulgere, che parla al presente con la voce del passato. Perché la vita, come sapeva bene Pavese, non è solo da vivere. È da comprendere. E da raccontare.

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