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CampaniaTeatroFestival
05 Luglio 2025 - 17:17
Antonella Stefanucci nelle strane vesti dell'ultima Regina di Napoli
A Ruggero Cappuccio, direttore artistico di Campania Teatro Festival, si deve riconoscere il merito di aver pensato di includere nella rassegna promossa dalla Regione Campania il progetto “Il Sogno reale. I Borbone di Napoli”, giunto alla quarta edizione, che si propone di indagare “sull’eredità artistica, storica e architettonica dell’epoca borbonica”. Apprezzabile anche, come contributo alla divulgazione, la “Guida ai luoghi borbonici della Campania”, a cura di Marco Perillo, distribuita agli spettatori .
Altra cosa, invece, è l’attuazione del progetto, affidato a scrittori poco familiarizzati con le personalità che dovrebbero narrare, o stanchi ripetitori di quei luoghi comuni che lo stesso Cappuccio critica, invitando autori e attori ad “attivare il turbamento del passato e ad accoglierlo senza paura”.
La Maria Sofia di Baviera, moglie di Francesco II di Borbone raccontata da Antonella Stefanucci (testi di Anna Marchitelli) nel monologo "Maria Sofia di Wittelsbach - L'amazzone armata di solo scudo" andato in scena il 4 luglio nel Cortile delle Carrozze di Palazzo Reale, non induce al turbamento, ma lascia solo perplessi.
In un allestimento poverissimo, con l’unico conforto delle luci e di qualche musica, con un costume improbabile, Antonella Stefanucci cerca di fare del suo meglio, tra colorite espressioni in napoletano - mai appartenute alla regina bavarese - e rivendicazioni vagamente femministe, in un immaginario colloquio con Maria Cristina Pia, la figlioletta degli ultimi sovrani delle Due Sicilie morta a soli tre mesi di età.
Rievocando la vita dell’“amazzone armata di solo scudo” il testo riesce perfino a sbagliare le date della capitolazione di Gaeta (13 febbraio 1861) e della morte di Francesco II (27 dicembre 1894).
In apertura del monologo, Maria Sofia di Baviera, dall’esilio, attacca i giornalisti italiani che quando apprendevano la verità storica avevano paura di scriverla. In realtà, non andò sempre così. Giovanni Ansaldo pubblicò sul “Corriere della Sera”, nel 1924 una celebre intervista alla Regina in esilio e Matilde Serao scrisse per “Il Mattino”, due giorni dopo la morte di Francesco II, un memorabile articolo intitolato semplicemente “Il Re di Napoli”. Da questo “sogno reale”, purtroppo, c’è poco da ricordare e da imparare.
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