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Dottrina sociale della Chiesa

Parte l’Università estiva sulla “Speranza operosa”

A Castellammare di Stabia, la formazione dell’Osservatorio Van Thuân: dalla Vandea a Guareschi, la risposta cristiana ai processi epocali che hanno segnato in modo spesso violento la transizione a una società anticristiana

Parte l’Università estiva sulla “Speranza operosa”

CASTELLAMMARE DI STABIA. Parte tra 10 giorni la summer-school, Università Estiva dell’Osservatorio Van Thuân. Dal 17 al 20 luglio, l’incontro di formazione sarà ospitato come ogni anno nella casa religiosa delle Suore Compassioniste di Castellammare di Stabia, località Scanzano, e quest’anno avrà come tema “La Speranza operosa. Oltre i traumi storici”.

Durante i 4 giorni di permanenza, nell’Università residenziale si alterneranno interventi di esperti su temi legati dal fil rouge della risposta cristiana a quei processi epocali che hanno segnato in modo, spesso violento, la transizione a una società anticristiana.

Il prof. Giovanni Turco, filosofo del diritto e della politica, esperto di San Tommaso di livello internazionale, programma e guida da alcuni anni questo appuntamento formativo affrontando questioni di grande rilievo intellettuale, morale, giuridico e politico, alla luce dei principi della filosofia classica e della teologia cattolica, in particolare della Dottrina sociale della Chiesa.

Professore, quest’anno il tema scelto, “La speranza operosa oltre i traumi storici", ha una parola che è centrale nell’Anno giubilare che stiamo vivendo

«Partiamo dai traumi storici”. Ci riferiamo a quei processi epocali che hanno segnato in modo spesso violento la transizione da una società cristiana ad una anticristiana».

Ad esempio?

«La guerra dei Vandeani o degli Insorgenti antinapoleonici, la rivolta dei Cristeros in Messico e le guerre carliste, testimoniano drammaticamente da un lato la ferocia dell’anticristianesimo mascherato da libertà e, dall’altro, il martirio eroico dei fedeli in difesa della fede. Anche ai nostri giorni avvengono traumi storici, anche se si presentano in nuove forme come i forti cambiamenti avvenuti nell’Irlanda un tempo cattolica oppure i vari traumi della postmodernità. La stessa rivoluzione liberale della modernità filosofica e politica deve essere valutata come un grande trauma storico. Il tema di quest’anno è quindi di grande interesse, se perfino Giovannino Guareschi verrà interpellato dai relatori a proposito dei drammi italiani del dopoguerra».

Ma, alla luce della forte scristianizzazione con il diffuso laicismo, ha ancora senso la "speranza operosa"?

«Sì, se intesa quale moto affettivo e quale virtù teologale che deve continuare oltre e nonostante i traumi storici. È doveroso capire il suo fondamento e le sue implicazioni (per il giudizio e per l’azione) oltrepassando la tentazione intellettuale e morale che consiste nel ritenere un dato ineluttabile: lo “spirito dei tempi” (per cui alcune tesi sarebbero da ritenersi destinate a prevalere ed altre condannate all’inanità, per effetto del “vento della storia”). La “speranza operosa” è immune dalle ipoteche dello storicismo relativizzante, e sostiene un’attività fiduciosa nella permanenza della “natura delle cose”».

 PROGRAMMA E RELATORI

La presentazione, in apertura della quattro giorni, è affidata a don Samuele Cecotti e Giovanni Turco, che chiuderà con una relazione da titolo “Le radici ontologiche della speranza”.

Tra i docenti, si alterneranno: Guido Vignelli (La tempesta rivoluzionaria e le prime analisi epocali), Paolo Gulisano (Il trauma storico irlandese, tra perseveranza, riscatto e secolarizzazione); don Samuele Cecotti (La svolta della modernità e le origini della Dottrina sociale della Chiesa); Giovanni Formicola (Il laicismo istituzionalizzato e la rivolta dei Cristeros in Messico); Elena Bianchini Braglia (L’epopea e il dramma della Vandea); Don Marino Neri (La speranza teologale); Massimo Viglione (L’invasione rivoluzionaria e le insorgenze popolari della Penisola italica); Fabio Trevisan (Guareschi e l’Italia del secondo dopoguerra); Gianandrea de Antonellis (Le guerre carliste: l’alternativa ispanica); Gianfranco Amato (L’emergenza educativa e i traumi della postmodernità).

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