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Il ricordo

Elio Palombi, una vita tra diritto e passione

Il suo amore per Napoli e per la sua storia si è fatto studio e racconto

 Elio Palombi, una vita tra diritto e passione

Elio Palombi

Napoli piange uno dei suoi figli più nobili, l’avvocato e professore Elio Palombi, scomparso poco dopo aver superato il traguardo dei novant’anni. Una perdita che lascia sgomenta non solo la sua famiglia, ma anche l’intera comunità accademica e forense, quella che in lui ha sempre riconosciuto l’alta figura del giurista illuminato, del maestro appassionato, dell’uomo di cultura capace di guardare il diritto con gli occhi della giustizia e del cuore.

Nella chiesa dell’Ascensione a Chiaia, tempio discreto ma denso di memoria, un silenzio composto ha accolto le voci spezzate dell’addio. L'inseparabile moglie Annamaria, i figli Manuela e Marco, i nipoti, e ancora i colleghi, gli allievi, gli amici, i magistrati, e gli studiosi si sono raccolti per rendergli l’ultimo tributo. In quell’abbraccio collettivo, vibrava la gratitudine verso un uomo che ha fatto del sapere e della rettitudine la cifra della sua esistenza.

Magistrato ordinario fino al collocamento a riposo nel 1981 con la qualifica di Consigliere di Corte d’Appello, Elio Palombi ha attraversato la storia giuridica italiana con passo fermo e visione profonda. Maestro dell’Avvocatura napoletana, iscritto nell’albo d’oro delle “toghe d’onore”, è stato guida e riferimento per intere generazioni di giuristi.

Come docente di Diritto Penale all’Università Federico II ha saputo accendere nei suoi studenti non solo l’intelletto, ma anche la coscienza morale del giurista. La sua nomina, nel 1996, a Giudice aggregato della Corte Costituzionale, è stato il riconoscimento supremo a una carriera vissuta con onore, rigore e intelligenza. Ma l’eredità del professore Palombi non si ferma tra le pareti delle aule o nelle pieghe dei codici.

Direttore della “Rivista penale dell’economia”, fondata nel 1989 per la E.S.I., ha saputo offrire al dibattito giuridico italiano un contributo autorevole, misurato e sempre aperto al confronto. Numerosi i suoi interventi in materia di responsabilità medica, tra cui quelli di particolare rilievo scientifico tenuti in convegni prestigiosi, come a Matera nel 2017.

Anche negli anni più recenti, la sua penna non ha mai perso vigore: nel gennaio del 2023 presentava ancora all’Ateneo federiciano la sua ultima fatica, “Magistratura e giustizia dagli anni ’70 alla Riforma Cartabia”, lucido resoconto di mezzo secolo di cambiamenti, affrontati con spirito critico e profonda onestà intellettuale. Eppure, la statura di Elio Palombi non si esaurisce nell’ambito del diritto.

Il suo amore per Napoli e per la sua storia si è fatto studio, racconto, passione scritta. Nei suoi saggi, pubblicati da Grimaldi & C. Editori, ha reso omaggio ai grandi della storia come l'Imperatore Tiberio e ai giganti del teatro partenopeo - da Raffaele Viviani a Eduardo De Filippo- restituendone la vita, le battaglie, le verità poetiche.

Libri come “Raffaele Viviani. La sua vita, le sue poesie”, “Eduardo. Il Giudice del Rione Sanità” e “Eduardo e il Teatro San Ferdinando” restano oggi preziosi testamenti di un’anima che sapeva cercare, scoprire, custodire. Il suo ultimo scritto, “Nerone colpevole o innocente?”, condiviso con un altro gigante della parola come Ermanno Corsi - anch’egli recentemente scomparso - appare oggi come un simbolico commiato: due intelligenze napoletane unite ancora una volta nella riflessione, nella bellezza della parola, nella ricerca della verità.

Ma il professore Palombi era anche un cultore dell’arte di vivere. Amava la buona tavola, la compagnia colta, la conversazione brillante. Il diritto, per lui, era una scienza viva, intrecciata alla cultura, alla storia, al teatro. Era, in fondo, un umanista. Un uomo che sapeva difendere il giusto, ma anche gustare il bello. La sua Napoli, la città che gli è appartenuta nel cuore e nella mente, lo saluta oggi come si saluta un patriarca.

Rimarrà un faro, un’eco di sapienza e passione civile. Perché la sua lezione non è finita. È nella coscienza di chi lo ha conosciuto, nella mente dei suoi allievi, nelle pagine dei suoi libri, nelle aule in cui ancora riecheggia la sua voce. Elio Palombi continuerà a vivere lì dove la legge incontra l’etica, dove la cultura abbraccia la giustizia, dove il pensiero si fa carne nella parola. E per chi lo ha amato, sarà sempre quel maestro che non si dimentica, perché ha saputo insegnare non solo il diritto, ma anche - e soprattutto - la dignità del vivere.

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