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L'intervista

Piedigrotta, fede e memoria con Benedetto Casillo

L’attore napoletano racconta la storia, i simboli e le novità della mitica festa cittadina, tra devozione, musica e tradizione

Piedigrotta, fede e memoria con Benedetto Casillo

Benedetto Casillo

Le tradizioni di un popolo sono la storia di esso; così è per la Festa di Piedigrotta per Napoli, così sapientemente raccontata da Raffaele Viviani con una minuziosità di sentimenti e personaggi incredibile nella sua opera. È la festa per eccellenza della città, celebrata anche in America, a Little Italy; eppure, a Napoli, sono in tanti a saperne poco. Così Benedetto Casillo, noto attore napoletano, da anni porta avanti la memoria di questo appuntamento.

L’edizione di quest’anno è molto importante e scopriamo perché. Benedetto, quali sono le origini di questa Festa?

«Tralasciando le origini pagane, sappiamo sicuramente che a metà del 1300, al posto dell'attuale chiesa c'era una piccola cappella, che cadde durante un terremoto. Leggenda vuole che per alcune sere la Madonna sia apparsa in sogno a tre mistici dell'epoca, chiedendo di costruire una chiesa più grande. Durante gli scavi, il capo operario trovò un tronco con l'immagine della Madonna. Questa ricerca del divino ha dato origine ai festeggiamenti: iniziarono a venire carrette per rendere omaggio, poi divenute carri».

La fede è al centro di questa Festa, ma non solo, perché cosa succede?

«La fede popolare è il fulcro. La chiesa di Piedigrotta era gremita anche di notte, chiudeva solo un’ora per le pulizie. Poi i grandi festeggiamenti, le luminarie, i carri allegorici che rappresentavano realtà cittadine e regionali. Senza dimenticare le canzoni scritte per l’occasione, come “Te voglio bene assai” e “’O sole mio”».

Una cosa che incuriosisce molto è la sfilata dei bambini con i vestitini di carta. Ha un senso profondo?

«Rappresenta l’aspetto sociale più bello. Tutti i bambini, di qualsiasi ceto, partecipavano vestiti di carta crespa: un materiale semplice e fragile come loro, ma colorato per farli sognare».

Però questa Festa per un periodo si è persa, in che modo?

«Tutto finì a metà degli anni Sessanta. Poi nel 1983 ci fu una rinascita, grazie agli anziani, ai pescatori e agli artisti napoletani, con la “Serenata alla Madonna” promossa da don Giuseppe Cipolloni». 

Come possiamo raccontarla questa Serenata?

«La definivamo una preghiera laica, con riti e canti antichi, la leggenda della scarpetta. Da 42 anni è un lumicino della grande festa, celebrata il 10 settembre con tanti artisti, da Mario Maglione ad Angela Luce».

L’uscita della statua di quest’anno è un vero evento, perché?

«Secondo tradizione la Madonna esce in processione per mare ogni secolo. Sarebbe dovuta uscire nel 2053, ma per il Giubileo della Misericordia voluto da Papa Francesco abbiamo chiesto di anticiparla. È un segno di pace e accoglienza».

Quando avviene la processione?

«Il 14 settembre, la prima domenica dopo il giorno dell’onomastico. In un anno segnato dalla guerra, può essere una speranza».

Il programma delle celebrazioni è ricco di appuntamenti.

«Abbiamo incontri nelle chiese, visite a Poggioreale, e il 21 settembre un concerto in chiesa con i protagonisti della Serenata».

Ci sarà anche un documentario firmato da Ettore De Lorenzo.

«Vuole mostrare la parte sentimentale della Festa, con un confronto tra la Napoli di ieri e quella di oggi».

Cosa spera per questa edizione?

«Il sogno più bello sarebbe ricevere una buona notizia di pace il 14 settembre. Sarebbe la solennità più grande».

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