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Il nuovo umanesimo e la società del futuro

"Genesi e struttura della società", il pensiero di Giovanni Gentile

Il nuovo umanesimo e la società del futuro

Il pensiero di Giovanni Gentile, filosofo tra i più influenti del Novecento europeo, torna oggi,con straordinaria attualità grazie alle nuove edizioni della sua ultima opera "Genesi e struttura della società", scritta negli ultimi drammatici mesi del 1943 -prima dell’omicidio del filosofo, assassinato da una cellula comunista dei GAP fiorentini, il 15 aprile del 1944 - e pubblicata postuma nel 1946. In quest'opera-testamento, il filosofo siciliano delinea una visione profetica del concetto di Umanesimo del Lavoro, destinato a succedere all'umanesimo della cultura e a plasmare un modello di società fondato su un nuovo paradigma antropologico.

L’attualismo gentiliano, con la sua concezione dello spirito come atto puro e del pensiero come attività creatrice della realtà, offre oggi, infatti, strumenti concettuali di straordinaria modernità per comprendere la nostra epoca tecnologica e globalizzante. La sua filosofia, che identifica il reale con l'atto del pensare, anticipa intuizioni fondamentali sulla natura dinamica e processuale della conoscenza contemporanea, dove la distinzione tra soggetto conoscente e oggetto conosciuto si dissolve nell'interattività delle nuove tecnologie. Il concetto gentiliano di Umanesimo del Lavoro assume, dunque, una rilevanza particolare in un'epoca in cui la digitalizzazione sta trasformando radicalmente i rapporti produttivi e sociali.

Gentile preconizza una concezione del lavoro non come mera fatica materiale, ma come "attività etica e riscatto spirituale", dove ogni lavoratore diventa "faber fortunae suae, anzi “faber sui ipsius". Questa visione del lavoro come autorealizzazione spirituale e costruzione di sé anticipa dunque, profondamente, le aspirazioni contemporanee verso quelle forme di occupazione più creative e significative di cui da tempo si dibatte animatamente e a vari livelli. Lo Stato “etico”gentiliano, spesso frainteso e strumentalizzato, rappresenta in realtà una concezione organica della comunità politica, dove individuo e società si compenetrano in una sintesi superiore.

Non si tratta di uno Stato autoritario che impone valori dall'alto, ma di una comunità etica che nasce "in interiore homine", dal riconoscimento di una comune identità spirituale. Questa visione offre allora, oggi più che mai, spunti imprevedibili e preziosi per ripensare la democrazia contemporanea oltre l'individualismo liberale e il collettivismo totalitario. L’influenza di Gentile sulla cultura italiana, infatti, rimane meravigliosamente solida attraverso le istituzioni da lui create o riformate: dall'Enciclopedia Italiana alla riforma scolastica del 1923 che ancora oggi costituisce, che piaccia o meno, il fondamento del sistema educativo nazionale. E poi rimane il grande lascito della sua produzione filosofica.

La sua pedagogia, centrata sull'educazione come "atto di auto-educazione" che unisce insegnante e allievo in un'unica attività spirituale, anticipa addirittura anche le concezioni moderne dell'apprendimento collaborativo e partecipativo. Il revival contemporaneo di interesse per Gentile testimonia, dunque, la persistente vitalità di un pensiero che ha saputo cogliere le contraddizioni profonde della modernità. Il suo "archetipo educativo" continua a influenzare, in maniera diretta e indiretta, i processi formativi della nostra epoca, mentre la sua concezione dell'umanesimo come "paideia" permanente offre risposte alla crisi di senso della società contemporanea. E questo perché la grandezza filosofica di Gentile risiede nella sua capacità di conciliare tradizione e innovazione, spirito e materia, individuo e comunità in una sintesi dialettica che supera ogni dualismo. Il suo nuovo umanesimo non è nostalgia del passato, ma progetto per il futuro: una visione dell'uomo come essere spirituale capace di creare se stesso e il proprio mondo attraverso l'atto puro del pensare.

Nel momento in cui l'umanità si trova di fronte alle problematiche epocali della mortificazione della fantasia creativa, dell'intelligenza artificiale e della crisi del sistema produttivo neoliberista, il pensiero gentiliano offre, insomma, una validissimabussola filosofica per orientarsi verso un futuro più umano. Come un faro nella tempesta di un nichilismo difficile da arginare, la filosofia di Gentile illumina la strada verso una società dove tecnica e spirito, lavoro e cultura, individuo e comunità possano finalmente riconciliarsi nell'unità vivente di questo nuovo e profondo umanesimo integrale. Non è roba da poco e non è un caso che” Genesi e struttura della società”, sia un testo oramai circolante con successo sempre crescente, anche nella sua traduzione in lingua inglese splendidamente elaborata da quel grande e appassionato studioso del pensiero politico che è Spartaco Pupo, dell’Università della Calabria.

Una traduzione rigorosa destinata finalmente a categorie di lettori stranieri sempre più numerosi e a istituzioni culturali e politiche internazionali che, superata la iniziale timidezza e le remore obsolete del “politicamente corretto”, si affacciano con avidità di conoscenza e forte interesse alle proposte del pensiero gentiliano e alla sua oramai indiscutibile valenza universale come antidoto alla crisi e al declino della società contemporanea.

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