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Cales e il fascino dell'ulivo secolare

L'albero della famiglia Cotecchia-Mancini è stato festeggiato e insignito di una targa come si fa con campioni ed eroi

Cales e il fascino dell'ulivo secolare

L'ulivo secolare di Cales

CALVI RISORTA. La storia che ci accingiamo a raccontare è frutto di quelle esalazioni naturali che rendono l’uomo e la terra che lo accoglie parte di una stessa, incredibile, irripetibile vicenda. Può un ulivo secolare, simbolo di pace, forza e longevità, rappresentare l’epopea di un popolo, glorioso nel tempo che fu, custode oggi fin troppo distratto, ma mai completamente distaccato delle vestigia che tendono all’eternità? La risposta è tutta nelle emozioni capaci di suscitare la celebrazione dell’evento ospitato dal MU.VI.CA., ovvero il museo virtuale di Cales, creato dall’intuizione di una donna dalla pelle durissima che risponde al nome di Nicolina Migliozzi. Siamo a Calvi Risorta, paesino cui la più grande botola ordita dal destino ha imposto di raccogliere in eredità il peso e gli onori dell’antichissima capitale d’Ausonia. Che giace lì, dormiente nei suoi 64 ettari ricolmi di tesori, sotto cinque o forse sei metri di terreno frammisti a terracotta, argilla, monete e ceramiche nere d’inestimabile valore. Cales è uno stato dell’anima, emblema stesso di resilienza, voglia matta di non mollare, di urlare al mondo che celebra Pompei, che i veri fasti e le vere ricchezze Roma ambiva farle sue proprio alle falde del Monte Maggiore. Dove le truppe di Fabio Valerio Corvo, il più grande dei generali d’armata dell’epoca, irruppero nel 336 a.C. su mandato del Senato per render colonia, la prima in Campania, la città fortificata e poi immortalata in versi da Orazio e da tanti altri tra poeti, filosofi, letterati di quei tempi lontani. Ecco che l’ulivo secolare della famiglia Cotecchia-Mancini, festeggiato e insignito di una targa come si fa con campioni ed eroi, è divenuto nel pomeriggio del MU.VI.CA. un richiamo alle origini. Perché tutto torna, perché quel terreno ubertoso ha assorbito nei secoli il sangue, le stille di sudore, il liquido seminale, le ceneri di una genia tramandata per la straordinarietà delle imprese. Cales e l’ulivo secolare si sono fusi ancora una volta, nel messaggio fortissimo teso alle nuove generazioni. Affinché nessuno abbia mai a dimenticare il senso di appartenenza, la discendenza dai Fufi e dai Vinici, da senatori, consoli, poeti, generali d’armata e gladiatori che di Cales furono paladini.
«È un albero straordinario, che riflette caratteristiche e potenzialità immense del territorio che lo ospita. – racconta con emozione Carlo Di Caprio, comandante della stazione del Nucleo Forestale di Calvi Risorta – Una sorta di sentinella silente sull’antichità di Cales, su una storia che ha solo bisogno di essere riscoperta. Ci sono tanti aspetti che questo albero porta con sé, metafora calzante nel percorso forse millenario che ha compiuto”.
Dello stesso avviso Enrica Alifano, deputato della Repubblica intervenuta con gran piacere e trasporto alla manifestazione del MU.VI.CA.
«Ho letto con attenzione il racconto di Cales, il grande oltraggio, libro che ripercorre la storia gloriosa e ad oggi sfortunata dell’antica capitale Ausone. Mi piace citare una frase di Plotino che evidenzia come sia l’anima il vero motore delle cose. Lo spirito fa davvero andare avanti il mondo e noi abbiamo l’obbligo di riscoprire l’entusiasmo, termine che significa letteralmente avere Dio dentro. Ci vuole la spinta per poter realizzare le cose, e questa spinta deve partire dalle collettività, tramutandosi in fatti, nell’incontro con la classe politica».
A chiudere è Luca Cotecchia, giovane proprietario dell’Ulivo centenario, con una forte vocazione per la storia eterna di Cales.
«Questo albero è simbolo di pace, cosa di cui oggi c’è grande bisogno, ma anche di resilienza dal momento che l’ulivo è una pianta che non muore mai. Ci auguriamo che possa essere di buon auspicio per la missione che abbiamo a cuore, ovvero di poter un giorno tirar fuori i tesori della nostra Patria. Succederà prima o poi, per forza di cose dovrà accadere».

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