Speciale elezioni
il riconoscimento
13 Novembre 2025 - 09:08
Nel dibattito italiano sulla scuola, ci sono figure che restano sullo sfondo e altre che, nel tempo, diventano punti di riferimento. Suor Anna Monia Alfieri appartiene alla seconda categoria. Non per visibilità mediatica, ma per la costanza con cui ha saputo portare nel confronto pubblico un metodo che, nella scuola italiana, è tutt’altro che scontato: studio rigoroso, documenti, numeri, e soprattutto una libertà che non ha mai avuto bisogno di schierarsi.
Domani, a Città della Scienza, riceverà il Premio Minerva, assegnato ogni anno a personalità che hanno contribuito in modo significativo all’innovazione educativa. Per lei, che da più di quindici anni lavora sul terreno delicato delle politiche scolastiche, il riconoscimento arriva come la fotografia di un percorso costruito lontano dalle semplificazioni.
«Mi onora un premio che valorizza lo stile del lavoro - dice -. Serietà, responsabilità, capacità di restare libera. Sono elementi che, nella scuola, valgono più dello scontro tra appartenenze».
Una libertà che negli anni l’ha portata a collaborare con ministri e governi di orientamento diverso, invitata più volte ai tavoli tecnici dedicati all’accesso all’istruzione e alla riforma dei modelli organizzativi. «È sempre stata una relazione basata sui fatti, non sulle identità politiche. Quando il metodo è serio, la trasversalità non è un rischio: è un valore».
Il cuore delle sue battaglie resta la libertà educativa, principio che Alfieri interpreta come una questione di giustizia sociale. «La scelta della scuola - afferma - non può essere determinata dal reddito. Se una famiglia è costretta a rinunciare perché non può sostenere i costi, significa che il sistema crea disuguaglianze invece di rimuoverle».
In questo quadro si inserisce la proposta di un buono scuola nazionale, misura già sperimentata in alcune regioni, che consentirebbe alle famiglie di coprire una parte della retta. «È uno strumento semplice - osserva - che in molti Paesi è normale. Garantisce libertà, ma soprattutto protegge i più fragili da un sistema che rischia di dividersi tra scuole per pochi e scuole per chi non ha alternative».
Una parte centrale del suo impegno riguarda le scuole paritarie serie, quelle che operano nei contesti più difficili, accolgono senza selezionare e sostengono gli studenti con maggiore bisogno. «In molti territori - spiega - sono presidi educativi veri. Vederle chiudere significa perdere un pezzo di scuola pubblica. Difenderle non è una battaglia di parte: è guardare con onestà alla funzione che svolgono».
Domani salirà sul palco per ricevere il Minerva. Come rappresentante di un modo di lavorare che, nella scuola, rimane raro: la capacità di tenere insieme competenza e libertà. Un metodo che, nel tempo, è diventato la sua cifra.
Copyright @ - Nuovo Giornale Roma Società Cooperativa - Corso Garibaldi, 32 - Napoli - 80142 - Partita Iva 07406411210 - La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo - Il giornale aderisce alla FILE (Federazione Italiana Liberi Editori) e all'IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria) Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo giornale può essere riprodotta con alcun mezzo e/o diffusa in alcun modo e a qualsiasi titolo