È “La città dei vivi” (Einaudi) di Nicola Lagioia a vincere, per la sezione narrativa, la 67esima edizione del Premio Napoli. È la storia di un ragazzo, Luca Varani, barbaramente ucciso nel 2016 da due ragazzi di buona famiglia, Manuel Foffo e Marco Prato, nel quartiere Esquilino di Roma. Un libro che scandaglia a fondo le dinamiche di un omicidio efferato e apparentemente inspiegabile”. Si presenta illuminato di azzurro il palco del teatro Mercadante: una gigantografia del Vesuvio accoglie i finalisti introdotti, per la serata finale, da Carmen Petillo che da anni segue con dedizione il premio. Le brillanti performance musicali della vocalist Assia Fiorillo, accompagnata dalla sua band, costituiscono una piacevole introduzione alla serata scandita dalle presentazioni e dai dialoghi con i finalisti. Nove gli autori prescelti dalla giuria tecnica per ciascuna delle tre sezioni: narrativa, poesia e saggistica. I finalisti della sezione poesia sono i primi ad essere introdotti sul palco. Si tratta di Laura Liberale, autrice di “Unità stratigrafiche” (Arcipelago Itaca), che propone una raccolta di poesie, racconti di vita e di morte, storie originali raccontate senza retorica; Alberto Rollo, autore di “L’ultimo turno di guardia” (Anni ed), già direttore editoriale in Feltrinelli e consulente per la narrativa in Mondadori, propone una raccolta poetica divisa in 5 sezioni. «È un monologo versi che esprime il vissuto di un uomo che rivede figure chiave della sua esistenza , come quella del padre» dichiara l’autore. Infine Carmen Gallo, autrice de “Le fuggitive” (Ed. Aragno) che dichiara della sua raccolta: «La fuga è una strategia di sopravvivenza , talvolta è l’unica via per sottrarsi al pericolo». Ed è il suo compendio coraggioso e originale a vincere la sezione poesia del Premio Napoli 2021. I finalisti della sezione narrativa sono stati introdotti dalla giornalista Ida Palisi. È Nicola Lagioia, autore de “La città dei vivi” (Einaudi) a prevalere sugli altri contendenti. Scrittore, conduttore radiofonico, è attualmente direttore del salone internazionale del libro di Torino. «La città dei vivi è una storia vera di un’inaudita violenza, un efferato delitto accaduto nel 2016, un omicidio commesso da due ragazzi dalla condotta apparentemente irreprensibile e confessato da uno degli autori durante una telefonata». Sul palco, insieme alla giornalista Palisi, presente oltre al vincitore solo Aurelio Picca, autore di “Il più grande criminale di Roma è stato amico mio” (Ed. Bompiani). Spiritoso, irriverente, rifiuta di essere accostato a Pier Paolo Pasolini al quale è stato paragonato, e dichiara: «Volevo solo raccontare la storia di un uomo feroce come un criminale». Assente il terzo finalista, Enzo Moscato, autore di “Archeologia del sangue” (Cronopio Ed). La sezione saggistica, infine, è stata moderata dalla scrittrice e giornalista Enza Alfano che ha introdotto Marco D’Eramo, autore di “Dominio. La guerra invisibile dei potenti contro i sudditi” (Feltrinelli), un saggio sulla lotta di classe; poi ha presentato l’archeologo e storico dell’arte Salvatore Settis, autore di “Incursioni. Arte contemporanea e tradizione” (Feltrinelli); e infine il finalista poi proclamato vincitore della sezione saggistica, Riccardo Falcinelli, autore di “Figure” (Einaudi), un poderoso saggio sulle immagini e sull’uso strumentale e potente delle stesse in un mondo in cui la comunicazione è veicolata soprattutto sui social, attraverso immagini e foto. Infine sono stati assegnati dal presidente del Premio Napoli, l’avvocato Domenico Ciruzzi, il premio per la cultura al paesologo Franco Arminio per il suo impegno volto a valorizzare il patrimonio culturale di piccoli paesi campani. Il premio internazionale è stato attribuito ad Emmanuele Carrère, scrittore francese tra i più amati, autore di opere significative come “L’avversario” e “Yoga”. Sensibile ai temi di attualità ha dichiarato di seguire costantemente le vicende processuali dell’attentato al Bataclan del 2015, poiché intende scrivere un libro che raccolga un’accurata ricostruzione di quella triste vicenda di terrorismo che colpì Parigi. Il premio Napoletani Illustri è stato assegnato all’attore Silvio Orlando, interprete teatrale con una lunga carriera che vede i suoi esordi negli anni ’70: “Oggi è tra i più apprezzati interpreti che, respingendo la retorica della napoletaneria, si è contraddistinto nel cinema come interprete mitteleuropeo” è la motivazione del riconoscimento. «Sono felice di essere napoletano e non escludo di ritornarvi» ha dichiarato commosso l’attore. Non poteva mancare un bilancio del presidente Ciruzzi: «Sono soddisfatto, abbiamo costruito una comunità di 1.800 lettori, un numero sempre crescente di persone che chiedono di essere coinvolti nella valutazione dei libri finalisti preselezionati dalla giuria tecnica. Ed è doveroso rivolgere uno sguardo al sociale». Infatti, durante la serata, è stato proiettato un docufilm intitolato “Caine”, a cura della giornalista Amalia De Simone, che racconta la testimonianza di alcune detenute del carcere di Pozzuoli, i loro sogni e le loro aspettative di vita. Tutti i premi, pregiati manufatti realizzati in acciaio, con il logo del Premio Napoli, sono stati realizzati dall’artista Fabrizia Cesarano.