Mo’ venimme, straccioni, carognoni, malandrini...!”, gridavano i Cacciatori dell’8° battaglione - scrive lo storico militare Tommaso Argiolas- mentre assalivano i garibaldini  a Calatafimi. Sfogavano la rabbia per le umiliazioni patite per colpa di generali deboli e ambigui. “I soldati napoletani - riferì Garibaldi - avendo esaurito le loro cartucce vibravano sassi contro di noi da disperati”. Il Cacciatore Luigi Lateano prese la bandiera che i liberali avevano donato a Garibaldi a Valparaiso. Lui perse 127 uomini, i napoletani 111. Una celebre vignetta della stampa francese raffigurava i generali borbonici senza testa e i soldati con teste di leone. Dopo la ritirata in Sicilia, militarmente inspiegabile, avevano imparato a combattere senza speranza di vittoria. Dalla parte sbagliata rispetto alle svolte della Storia e a quelli che sanno approfittarne. Così a Gaeta, irridendo un nemico troppo più forte, a Messina, inghiottendo le bandiere per non consegnarle, a Civitella del Tronto, per ritardare al parlamento di Torino la proclamazione di un’Italia unita contro di loro.