"Trono dell'accoglienza", il dono di Del Vaglio per Papa Francesco

Un’opera d’arte che raffigura un grande abbraccio emanato dalla croce di Cristo. Questo il dono ricevuto da Papa Francesco in Vaticano dalle mani di chi lo ha ideato e realizzato, il noto designer Pietro Del Vaglio. Si tratta del “Trono dell’accoglienza”, simbolo di pace, che grida uno stop alla guerra in Europa occasione della Pasqua.

Del Vaglio la immaginò già nel primo lockdown, in occasione del 85° compleanno di Sua Santità. Un oggetto carico di simbolismi, a partire proprio dalla croce. «Una croce inclinata per sottolineare il peso che Gesù ha portato per noi. L’asse orizzontale si piega come in un abbraccio. Entrambi vanno a confluire nella circonferenza che è simbolo dell’eternità e della salvezza divina», così il designer nativo di Monte di Procida. Per realizzarlo si è affidato a due eccellenze nel nostro paese, ai maestri artigiani in Umbria, terra di San Francesco da cui sua santità ha preso il nome e al setificio di San Leucio, dove furono già stati realizzati i paramenti per il Giubileo di San Giovanni Paolo II.

Sulla seduta l’artista ha composto un pattern integrato che riproduce il disegno dello Stemma Papale scelto da Papa Francesco, ma anche la stella della Vergine Maria, il fiore di Nardo, che nell’iconografia ispanica rappresenta San Giuseppe. Alla base ci sono i tre chiodi della croce e la scritta che il papa ha scelto per il suo pontificato: “Miserando atque eligendo”.

Un’opera elegante e pregna di simboli, in linea con lo stile di Del Vaglio che si dedica da anni a rivisitare l’abitare, partendo da un’emozione raccontata attraverso la creazione di forme e dando forma agli spazi. Sin dall’inizio degli anni ’90 quando si trasferisce da Napoli a Firenze i suoi lavori hanno sempre riscosso l’interesse della stampa nazionale ed internazionale, perfino il New York Times e Wall Street Journal. Spesso protagonista delle copertine dell’iconica rivista Architectural Digest che lo ha festeggiato nel 2019 tra i suoi designer storici, oltre a conferirgli la definizione di “Poeta dell’Abitare”.