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Cardarelli all'avanguardia
09 Ottobre 2024 - 19:28
Napoli. Chi ne soffre è destinato alla cecità o a una semi cecità che comunque compromette la qualità della vita. Chi soffre di maculopatia non può leggere, non può guidare, non può scrivere, laddove non vede ha una vista sfocata e distorta. I primi campanelli d’allarme di questa malattia che colpisce la parte centrale della retina sono così sottili che spesso vengono sottovalutati, inducendo a rimandare la visita dallo specialista. Poi la vista peggiora progressivamente e quando finalmente si decide di chiedere aiuto, molto spesso ci si imbatte con i lungi tempi di attesa del Servizio Sanitario pubblico che rischiano di ritardare e compromettere il percorso di cura. Per questo in Campania, dove si stima vivano oltre 11mila persone con maculopatia, la Divisione di Oculistica del Cardarelli ha creato vere e proprie corsie preferenziali per i pazienti con maculopatia in modo da garantire tempestività per le visite di controllo e la somministrazione dei trattamenti. L’importanza di una diagnosi e di una presa in carico precoce sono alcuni dei temi al centro dell’iniziativa “Vista sulla prevenzione: insieme per conoscere e prevenire le maculopatie”, una campagna di sensibilizzazione organizzata dall’APMO in collaborazione con l’Ospedale Cardarelli presentata questa mattina a Napoli, presso l'Aula Mediterraneo nel Padiglione H. L’iniziativa, sostenuta con il contributo non condizionante di Roche, è patrocinata dalla Regione Campania, dall'Associazione Italiana Medici Oculisti (AIMO) e dalla Società Italiana di Scienze Oftalmologiche (SISO). Incontro a cui non partecipano soltanto gli specialisti, ma anche i pazienti e i loro familiari.
«Il nostro obiettivo è quello di creare un momento di incontro e confronto tra specialisti, pazienti, caregiver e istituzioni per aumentare la consapevolezza di prevenire e intervenire precocemente contro le maculopatie – spiega Michele Allamprese, Direttore Esecutivo Associazione Pazienti Malattie Oculari (APMO) -. Perché sappiamo bene che per prendersi cura di un paziente con maculopatia c’è la necessità di coinvolgere diverse figure mediche e non: dall’oculista al diabetologo, dallo psicologo fino al caregiver, fondamentale punto di riferimento per il paziente, e alle istituzioni chiamate in causa per semplificare l’accesso alle cure».
Pino Sondelli, 76 anni di cui 54 passati tra luci, colori e macchine da presa.
La luce nella sua vita si spegne un giorno di 7 anni fa. <Stavo in classe, oltre a girare film, insegno cinematografia e recitazione all’ ABAN, Accademia Belle Arti di Nola quando mi accorgo di non vedere più nulla. La diagnosi delle prime visite non lascia scampo: sono affetto da maculopatia. Non vedrò più? Il primo pensiero è quello di lasciare la scuola, vado dal Rettore Peppe Capasso e gli consegno le mie dimissioni. Ma il giorno dopo, a sorpresa, mi telefona, dicendomi che i miei ragazzi si sono offerti di venirmi a prendere e riportare a casa. Se non accetto minacciano di lasciare la scuola. Ritorno in classe, ma la solidarietà non si ferma qui. Il caso vuole che un dottore oculista, il dottor Ciaramella, abiti a duecento metri da casa mia, dopo la visita mi dice dell’importanza di una cura da seguire subito. Dopo pochissimo tempo, grazie all’interesse di tanti che sono venuti a conoscenza della mia nuova condizione, vengo a sapere che all’ospedale Cardarelli, c’è un medico, si chiama Vincenzo De Angelis, mi dicono che fa miracoli>.
E in breve tempo, il miracolo avviene. Sondelli riacquista la vista grazie a delle iniezioni nell’occhio. <All’inizio facevo queste punture ogni 3 mesi, ora ogni 6/7 mesi. All’inizio entravo in sala operatoria spaventato. Ora ci vado tranquillo, la puntura non fa male, è solo fastidiosa. Dopo ogni puntura mi vengono iniettate delle gocce negli occhi e per 24 ore devo portare una benda. Poi, riprendo la vita di sempre>.
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