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Banfi, Insinna e Venditti raccontano la sfida dell'Olimpico

Tra passione, superstizione e rivalità

Banfi, Insinna e Venditti raccontano la sfida dell'Olimpico

NAPOLI. La sfida tra Roma e Napoli è una di quelle che non lascia spazio all’indifferenza. Passione, storia, tensione e un pizzico di scaramanzia si intrecciano in un match che infiamma le due tifoserie. A raccontare questa partita sono tre grandi romanisti del mondo dello spettacolo: Lino Banfi , icona della comicità italiana, Flavio Insinna, volto storico della televisione, e Francesco Venditti, attore e figlio del cantautore Antonello, autore dell’inno che accompagna la Roma in ogni sua battaglia.

Banfi affronta la partita con il suo spirito ironico, ma senza nascondere l’amore per la squadra giallorossa: "Significa moltissimo, si vede la grandezza della partita, ma per me è troppo dura avere un’opinione obiettiva su Roma-Napoli. La Roma è la Roma, rappresenta la città, la sua gente, il suo cuore. Sono grande tifoso dei giallorossi. Però io sono anche un grande amante di Napoli e dei napoletani, quindi per me è difficile prendere posizione". Sul pronostico, resta prudente: "Mi piacerebbe un bel pareggio, diciamo un 3-3, un 2-2. Non quelle partite difficili e chiuse. Però ho paura a sbilanciarmi, ogni volta che dico qualcosa poi mi dicono che porto sfortuna!".

Se Banfi scherza Flavio Insinna, noto per il suo tifo viscerale, preferisce mantenere il silenzio prima della partita: "Non ho mai fatto un’intervista prima di una partita della Roma, - spiega - a maggior ragione contro un Napoli così forte. Perché sono tifoso per davvero e sono, come dire, mediamente, non superstizioso, ma scaramantico". Il conduttore televisivo è inamovibile nel suo rituale: "Non la farei nemmeno prima di un’amichevole o di una partita di ragazzini. La mia scaramanzia è questa: la mia scaramanzia è Roma. Non parlo mai prima delle partite, ma non parlerei nemmeno prima di un mio spettacolo o di qualsiasi altra cosa". E ribadisce con fermezza: "Sono tifoso vero dal 1971".

Se Insinna evita qualsiasi previsione, Francesco Venditti lega questa partita a un ricordo amaro: "Roma-Napoli mi mette molta tristezza perché io c’ero il giorno in cui purtroppo è finito il gemellaggio tra le due tifoserie. Adoro Napoli e i napoletani, mi trovo benissimo con loro, e mi dispiace che questa partita non abbia più quel clima di condivisione che aveva un tempo". Venditti sottolinea come le restrizioni abbiano cambiato il calcio vissuto sugli spalti: "Oggi è tutto più faticoso rispetto a prima. I napoletani che non vivono a Roma non possono comprare i biglietti, e i romani che non vivono a Napoli non possono fare lo stesso. È una cosa triste. Una volta che sei allo stadio, un po’ si piange". Quando gli si chiede un pronostico, prima provoca: "Vincerà il Napoli sicuramente!", poi sorride e corregge il tiro: "No, dai, spero solo che la Roma faccia una bella partita. È normale che io voglia che vinca la Roma".

E sulla stagione degli azzurri? "A me non me ne frega niente delle altre squadre. Il Napoli può pure ambire alla Coppa del Mondo, me ne potrebbe importare di meno", dice ridendo. "Le auguro di arrivare in alto, ma non di vincere lo scudetto. Per noi romanisti, vedere il Napoli vincere un altro titolo nel giro di due anni sarebbe uno smacco". E poi, inevitabilmente, un pensiero su Antonio Conte, attuale allenatore del Napoli: "Se non ci fosse stato Conte, avrei detto che il Napoli avrebbe avuto chance. Sei antipatico, Conte!", aggiunge scherzando.

Banfi, Insinna e Venditti raccontano Roma-Napoli da tre punti di vista differenti, tra ironia, superstizione e un pizzico di nostalgia per un calcio che non c’è più. Ma una cosa li accomuna: l’amore per la Roma, che non conosce pause o incertezze. Domenica, sugli spalti o davanti alla TV, saranno lì. Uno in silenzio per scaramanzia, l’altro con una battuta pronta, il terzo con il cuore diviso tra il passato e il presente. Perché Roma-Napoli è una partita che cambia, ma l’amore per la Magica resta eterno.

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