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salute
03 Marzo 2025 - 16:02
Dottoressa Parziale, ci può spiegare in cosa consiste la dermopigmentazione paramedicale?
«La dermopigmentazione paramedicale è una tecnica che utilizza il tatuaggio per scopi ricostruttivi ed estetici, soprattutto in ambito medico. Nel mio caso specifico, mi occupo principalmente della ricostruzione in 3D dell’areola mammaria e del capezzolo per le donne che hanno subito una mastectomia a causa di una neoplasia. Questo trattamento aiuta a restituire un senso di completezza e identità alle pazienti dopo un percorso difficile».
Cosa l'ha spinta a specializzarti in questo settore?
«Ho scelto di intraprendere questa strada non solo per il lato estetico, ma soprattutto per il benessere emotivo che posso offrire alle mie clienti. Lavorare sulla pelle di persone che hanno affrontato un trauma significa entrare in contatto con storie di dolore e resilienza. Per questo, è fondamentale trovare il giusto equilibrio tra empatia e professionalità, accogliendo le persone senza assorbire il loro vissuto, ma offrendo loro un supporto concreto».
Quali sono le principali sfide di questo lavoro?
«La prima grande sfida è la componente emotiva. Quando una donna si guarda allo specchio dopo una mastectomia, può sentirsi privata di una parte importante della sua identità. Il seno rappresenta maternità, femminilità, sessualità, e la sua perdita può essere devastante. Il mio obiettivo è restituire loro un’immagine in cui possano riconoscersi di nuovo. Un’altra sfida è la precisione tecnica: il tatuaggio deve essere il più realistico possibile, rispettando colori e simmetrie per ottenere un risultato naturale».
Oltre alla ricostruzione post-mastectomia, in quali altri casi si utilizza la dermopigmentazione?
«La dermopigmentazione dell’areola può essere richiesta anche per motivi puramente estetici, ad esempio per pigmentare un’areola molto chiara, ingrandire un’areola piccola o correggere asimmetrie. Inoltre, può essere utile per persone transgender che desiderano ricostruire l’areola e il capezzolo dopo un intervento di chirurgia toracica».
Come avviene il processo di ricostruzione dell’areola e del capezzolo?
«Dopo un intervento di mastectomia, spesso viene posizionato un espansore per preparare la pelle all’inserimento della protesi. Una volta completata la ricostruzione chirurgica, bisogna attendere circa un anno prima di intervenire con la dermopigmentazione. Se la mastectomia ha interessato solo una mammella, il tatuaggio viene eseguito per riprodurre il colore e le dimensioni dell’areola controlaterale. Se, invece, l’intervento ha coinvolto entrambe le mammelle, cerco di capire, attraverso il racconto della paziente, quale fosse l’aspetto originario delle sue areole per ricrearlo nel modo più fedele possibile».
Qual è la parte più emozionante del suo lavoro?
«Il momento più toccante è quando, terminato il trattamento, la cliente si guarda allo specchio. Spesso la reazione è un pianto di liberazione, un’emozione forte che esprime la gioia di rivedersi intere. È in quei momenti che capisco quanto questo lavoro vada oltre l’estetica: significa restituire dignità, sicurezza e una nuova consapevolezza di sé».
Quali materiali utilizzi per garantire un risultato duraturo e naturale?
«Lavoro con pigmenti stabili, ovvero più duraturi nel tempo, per ridurre al minimo la necessità di ritocchi che potrebbero riaprire ferite emotive. I colori utilizzati sono detti "camouflage" e comprendono una vasta gamma di tonalità della pelle, dai rosa ai beige fino ai marroni, per ottenere un effetto il più naturale possibile».
In conclusione, cosa vorrebbe dire alle donne che potrebbero beneficiare di questo trattamento?
«Vorrei dire loro di non avere paura di chiedere aiuto e di sapere che esistono soluzioni per sentirsi di nuovo complete. La dermopigmentazione non cancella il percorso vissuto, ma può rappresentare il capitolo finale di una storia di rinascita. Se posso contribuire anche solo un po’ a far ritrovare il sorriso a queste donne, allora so di aver fatto la scelta giusta.»
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