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Errico Casa d’Aste

Emilio Notte, il pittore nomade

Il vernissage ha registrato un notevole afflusso di pubblico

Emilio Notte, il pittore nomade

NAPOLI. Scrigno di preziosi tesori, le case d’aste sono luoghi che emanano sempre un certo fascino. In speciali occasioni, esse si trasformano in spazi museali, in cui si celebra l’unicità degli artisti. All’interno di un ampio programma che intende ricostruire il tessuto storico delle esperienze artistiche che hanno caratterizzato Napoli e il Sud Italia, la “Errico Casa d’Aste” ha inteso omaggiare con una mostra l’artista pugliese Emilio Notte, morto a Napoli nel 1982. Il vernissage, tenutosi venerdì scorso presso la sede di via Vincenzo Mosca, ha registrato un notevole afflusso di pubblico. Nell’“Omaggio al maestro Emilio Notte” sono raccolte 90 opere del pittore, affetto, sia dal punto di vista privato che professionale, da un certo “nomadismo”. Nato a Ceglie Messapica nel 1891, dopo vari trasferimenti giunge appena quindicenne a Napoli, dove si iscrive all’Accademia di Belle Arti; gli studi li termina però a Firenze, dove va a vivere con la famiglia nel 1907. In Toscana, Notte, stimolato da un ambiente vivace, entra in contatto con personalità di rilievo, fra cui Lorenzo Viani - uno dei massimi esponenti dell’espressionismo italiano - con cui condivide le tematiche “degli umili e degli oppressi”. Compiuti diciotto anni, l’artista espone le sue prime opere alla Biennale di Venezia, dove tornerà numerose volte. Nel 1912 conosce la pittura di Cézanne, che influenzerà molto il suo stile. L’incontro con Boccioni e Marinetti lo avvicina al Futurismo; nel 1917 firma con Lucio Venna il “Fondamento lineare geometrico”, illuminante manifesto teorico futurista in cui si riflette sull’antiastrattismo e la necessità della sintesi geometrica in pittura. Il futurismo di Notte si contraddistingue per la sua “vocazione umanistica” e le figure di tratto cubista. Ritornato indenne dal fronte dopo il primo conflitto mondiale, si trasferisce a Venezia, dove studia i pittori veneziani. Nei primissimi anni Venti torna al verismo degli esordi fiorentini. Dopo una permanenza a Milano, nel 1924 va a vivere a Roma, dove insegna presso la Scuola libera del nudo dell’Accademia di Belle Arti. Pochi anni dopo l’Accademia di Napoli gli affida la cattedra di Decorazione: qui viene molto amato dagli studenti, che lo ammirano per la sua innata capacità «di aprire finestre significative su parecchie delle avanguardie storiche». Il trasferimento definitivo nel capoluogo campano avviene però solo nel 1936, perché osteggiato da intellettuali locali. Nel frattempo, continua a vivere nella Capitale, partecipando alle più importanti esposizioni nazionali, tra cui le Quadriennali di Roma (1931-1959). Nel 1940 è chiamato ad affrescare il “Mito di Enea” nel salone d’onore del palazzo degli Uffici della Mostra d’Oltremare di Napoli, mentre nel 1939 viene nominato direttore dell’Accademia partenopea. Nel 1982, anno della morte, è nominato membro dell’Accademia Pontiana. Grazie alla sua vivace personalità artistica, Notte esplora con dedizione le correnti artistiche del primo Novecento e nel suo stile di “rottura” è facile rintracciare non solo l’influenza di Cézanne ma anche quella di Renoir. La mostra allestita presso la casa d’Aste Errico raccoglie un corpus nutrito di opere, molte delle quali raccontano il suo interesse per i semplici e gli oppressi. È di grande effetto il suo “Cieco con cane” in cui traspare tutta la sofferenza degli ultimi. La malinconia della solitudine pervade anche “Arlecchino”, raffigurato vicino a un randagio, in cui neanche il festoso colore dell’abito riesce a stemperare il grigiore dello sfondo. La penombra cubista di “Prima dello spettacolo” contrasta con la morbida nitidezza di una “Ballerina” aiutata a indossare il costume. Diverse le nature morte (alcune sgargianti), intensi i nudi femminili; in particolare quello ritraente una donna bruna che offre allo sguardo affamato dell’osservatore le sue forme conturbanti. Spiccano su tutti le tre opere poste all’ingresso della mostra: “Gli oggetti” (1966), “Le allieve”, e “Autoritratto”. In particolare ne “Le allieve”, la naturalità della scenografia spoglia il contenuto di qualsiasi temporalità. Nelle figure riecheggiano le lezioni di Cézanne e Picasso e la loro diposizione nello spazio riflette l’attenta costruzione architettonica dell’artista. Ma sono soprattutto i disegni, realizzati con tratto frenetico, a impressionare i visitatori: essi sono la parte più pura e “vera” - perché immediata - della sua arte. La mostra sarà visitabile dal lunedì al sabato (10:00/13:30-16:00/19:30) fino al 12 aprile. Presentazione e schede del catalogo a cura di Francesco Bruschini. Per chi volesse partecipare all’asta, che si terrà sabato 12 aprile alle 18:00, si rimanda al sito www.erricocasadaste.it.

Roberta Verde

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