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L'iniziativa

Il Festival della Voce celebra Adolfo Geri

La voce di Napoli tra cinema, teatro e doppiaggio

Il Festival della Voce celebra Adolfo Geri

Dal 26 al 28 giugno il Maschio Angioino ospiterà “Attori in Voce”, mostra interattiva all'interno del Festival della Voce - Voci tra le Onde, Premio De Angelis, che quest’anno rende omaggio a un gigante del doppiaggio italiano: Adolfo Geri.
Napoletano doc, classe 1912, Geri è stato una delle voci più riconoscibili del cinema internazionale, prestando il suo talento a leggende come Gene Kelly, Richard Widmark e Arthur Kennedy. La sua voce, calda ed elegante, ha accompagnato capolavori del grande schermo e della televisione italiana, lasciando un’impronta indelebile nella storia dello spettacolo.
Il Festival celebra Geri attraverso un percorso esperienziale, curato con materiali d’archivio, registrazioni originali, testimonianze e memorabilia, per far rivivere al pubblico il fascino e la potenza della sua interpretazione vocale. L’iniziativa vuole ricordare il contributo straordinario di Geri non solo al doppiaggio, ma anche al teatro, al cinema e alla televisione italiana.
Un tributo speciale sarà riservato alla sua carriera con la Cooperativa Doppiatori Cinematografici, ai suoi ruoli accanto a Totò, Renato Carosone, Massimo Ranieri e alla lunga collaborazione con la Rai. Un evento che celebra non solo l’uomo e l’artista, ma anche Napoli, la città che lo ha visto nascere e che ha ispirato la sua voce.

ADOLFO GERI, LA VOCE DI NAPOLI.
Amava le luci della ribalta ma le viveva in modo discreto, senza darlo troppo a vedere, come fanno solo i grandi. Adolfo Geri, napoletano, classe 1912, era nato sul palcoscenico e sul palcoscenico aveva debuttato bambino. Attore era suo padre Augusto Geri, attrice era sua madre Virginia Boidi, e lui, bello, elegante, bravissimo, alla fine degli anni Venti è già l’attore giovane più richiesto del teatro italiano, un ragazzino che lavora con i tre De Filippo, e a ventuno debutta nel cinema, quando il sonoro ha solo tre anni. Il doppiaggio per lui è una folgorazione: a 26 anni entra nella Cooperativa di Doppiaggio Roma che nel dopoguerra diventerà la Cooperativa Doppiatori Cinematografici, la prima in Italia, la madre di tutti i doppiatori. Inizia con la «Gerusalemme liberata», poi Geri entra rapidamente nel Pantheon delle voci e per vent’anni abbandona il teatro per passare al doppiaggio. Nel 1950 la Mgm americana gli assegna il compito di doppiare una leggenda di Hollywood, Gene Kelly, nel ruolo di D’Artagnan ne «I tre moschettieri». La voce di Geri si sposa felicemente con la faccia di Gene, sarà lui per sempre: in «Cantando sotto la pioggia, uno dei migliori cinque film americani di tutti i tempi e il miglior musical di sempre, ma anche in «Un americano a Parigi», e «Un giorno a New York». Ma non solo. Presta la sua bella voce ricca di toni caldi e morbidi a Richard Widmark, Arthur Kennedy, Anthony Quinn, Fred Astaire. Entra nel cast di film leggendari come «Via col vento», «Giungla d’asfalto», «La vita è meravigliosa», «Il massacro di Fort Apache». Doppia anche Leopoldo Trieste ne «I vitelloni».
Non lascia però la carriera di attore, anche se fonda una nuova casa di doppiaggio, la Ars. In tv è nel cast di sceneggiati che fanno la storia: «Sherlock Holmes», «Nero Wolfe», «Vita di Cavour», «La Cittadella», «E le stelle stanno a guardare», «L’amaro caso della Baronessa di Carini». Al cinema è accanto a Totò in «Fifa e Arena», a Renato Carosone in «Maruzzella» e a Massimo Ranieri in «Metello». Sul set di «Erode il grande», nel 1958 conosce la compagna Elena Zareschi, attrice argentina di origini toscane, doppiatrice anche lei di dive come Joan Crawford e Jeanne Moreau. Geri presta la voce a Roberto Murolo in «Catene» e «Tormento» entrambi di Raffaele Matarazzo. La sua collaborazione con la Rai è lunga e articolata specie con la sede di Firenze dove si registravano sceneggiati e adattamenti teatrali radiofonici con firme che vanno da Ferrero a Schivazappa. Muore a Roma nel 1988, a 76 anni, fino a due mesi prima, anche se in precarie condizioni di salute, aveva recitato ne «La fiaccola sotto il moggio» di Gabriele D’Annunzio. Un amore, quello per la recitazione, vissuto fino all’ultimo respiro, un napoletano che Napoli non deve dimenticare.

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