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L'iniziativa

In barca a vela per la solidarietà

Il tradizionale appuntamento con i pazienti oncologici ed ematologici nel Golfo di Napoli

In barca a vela per la solidarietà

Anche quest’anno il Golfo di Napoli è stato scenario di un significativo momento di solidarietà: si è tenuto mercoledì scorso la tradizione uscita in barca a vela, dedicata ai pazienti dei Centri oncologici ed ematologici di Napoli. E nell’unica giornata grigia e piovosa di questo caldo giugno, sono stati proprio loro a sfidare il mare
Presenti i rappresentanti di AGOP Campania, l’Associazione Genitori Oncologia Pediatrica, con l’obiettivo di portare la velaterapia al maggior numero di pazienti e soggetti fragili. Barche ed equipaggi sono state messe a disposizione da Lega Navale e UnoUnoCinque.
L’iniziativa, giunta alla 9a edizione, è stata organizzata dall’Associazione sportiva UnoUnoCinque Sailing Team, insieme ad AIL Napoli, Agop Campania, Lega Navale e Circolo Canottieri di Napoli, e realizzata con il sostegno di Generali. Il progetto, inoltre, ha il patrocinio del Comune di Napoli e del Consiglio Regionale della Campania.
Obiettivo della giornata è dedicare ai pazienti e alle loro famiglie un momento di benessere e spensieratezza, lontano dalla routine ospedaliera e dalle terapie quotidiane, e sottolineare i benefici della velaterapia, ampiamente riconosciuta dalla comunità scientifica come metodo terapeutico che favorisce riabilitazione psicologica e miglioramento della qualità della vita per chi affronta malattie ematologiche.
L’evento rappresenta anche l’occasione per sensibilizzare sul tema delle leucemie e ricordare a pazienti e famiglie che non sono soli in questa battaglia.
Durante la giornata, i pazienti AIL e Agop con l’uscita in barca a vela, hanno messo in pratica ciò che hanno imparato nei corsi, tenuti tutto l’anno da UnoUnoCinque. L’Associazione velica, infatti, a partire dal 2018, organizza corsi di vela, per insegnare ai pazienti le nozioni fondamentali. Ogni corso dura 12 settimane con lezioni teoriche e pratiche e uscite in barca, per far vivere ai ragazzi esperienze di navigazione attiva. I partecipanti sono coinvolti in tutti gli aspetti dell’attività di bordo, che permettono loro di acquisire competenze pratiche e di socializzazione, di rafforzare autostima e senso di appartenenza e di contribuire concretamente al percorso di riabilitazione psicologica.
Come ogni anno, imbarcazioni ed equipaggi sono stati messi a disposizione dalla Lega Navale di Napoli e da UnoUnoCinque, l’associazione sportiva dilettantistica, senza scopo di lucro e riconosciuta dal CONI, fondata da Mimmo Buonomo a Napoli nel 2008 con l’obiettivo di sviluppare e diffondere l’attività della vela, con particolare attenzione all’inclusione sociale e alla formazione dei giovani, e di promuovere, attraverso lo sport, valori come rispetto, lealtà, correttezza, solidarietà e amicizia.
Prima dell’imbarco, la presentazione dell’iniziativa, che ha avuto come moderatrice Hoara Borselli, in seguito i saluti delle istituzioni e gli interventi di medici e genitori per sottolineare la ricaduta positiva dell’evento sui pazientiI saluti introduttivi sono stati affidati a Sergio Alioto, di UnoUnoCinque, a Valeria Rotoli, Presidente AIL Napoli Sezione Bruno Rotoli e a Barbara Lucini, Responsabile Country Sustainability & Social Responsibility Generali Italia e quelli istituzionali di Chiara Marciani, Assessore comunale alle Politiche giovanili e al Lavoro, Mario Morcone, Assessore alla Sicurezza, Legalità, Immigrazione della Regione Campania, e Alba Salvati, Presidente di AGOP (Associazione Genitori Oncologia Pediatrica) Campania.
Alla seconda parte, dedicata alla tavola rotonda sui benefici della velaterapia nei pazienti, hanno partecipato Mario Annunziata, Direttore Unità Operativa Complessa di Ematologia dell’Ospedale Cardarelli di Napoli, Silvio Perrotta, Primario Unità Operativa Complessa di Ematologia ed Oncologia Pediatrica dell’Università Luigi Vanvitelli, Fabrizia Ferraro, psicologa AIL Napoli, con la testimonianza del volontario Luca Vinsigardi.
Al termine, gli associati AIL Napoli e AGOP Campania, accompagnati dall’equipaggio di UnoUnoCinque, si sono imbarcati insieme a ragazze e ragazzi, a bordo delle barche. Al loro rientro, il tradizionale pranzo presso la Terrazza del Circolo Canottieri.
Anche questa edizione ha visto la partecipazione straordinaria di rappresentanti di Vigili del Fuoco e Marina Militare.
L’uscita in barca a vela rientra nelle iniziative organizzate per la Giornata nazionale contro le malattie del sangue, prevista sabato 21 giugno, che ha l’obiettivo di esser vicini ai malati ematologici, adulti e bambini, attraverso attività di informazione e sensibilizzazione, illustrando anche i progressi compiuti dalla ricerca scientifica nel settore.
Una testimonianza importante è quella di Carolina, volontaria AIL: ai pazienti dico di avere sempre avere fiducia, basta il sorriso di uno di loro per dare senso alla mia giornata
“Sono volontaria da 15 anni, ho iniziato un anno dopo la fine della mia chemio. In ospedale mi occupo dell’accoglienza dei pazienti, del supporto dando una mano anche ai medici. Adesso sono al Cardarelli e prima, anche al Policlinico. Abito ad Aversa e per andare in ospedale mi sveglio alle 6 del mattino. 
Perché lo hai fatto? 
“Ritenendomi una sopravvissuta, al tumore del sangue, visto che avevo altissime probabilità di non farcela, ho sentito naturale restituire ciò che la vita mi aveva regalato, una seconda opportunità. La malattia mi ha permesso di entrare ancor più in relazione con i pazienti, esser empatica e in grado subito di capire gli stati d’animo. Ricevere un sorriso è ciò che dà un senso alla mia giornata, al mio lavoro, alla mia stanchezza”.
 “Da 9 anni sono referente AIL per il progetto velaterapia” Ha continuato Carolina.” All’inizio sono salita in barca come paziente. Ricordo bene la prima volta: lo skipper ci diceva di guardare sulla sommità della vela perché ti permette di vedere la direzione del vento. E intanto pensavo ai miei lunghi ricoveri in ospedale, dove quando alzavo lo sguardo vedevo solo le pareti. In quel momento invece vedevo il cielo, il mare senza limiti e confini, la vita. Andare in barca mi ha permesso di allargare il cuore e la mente e capire che la vita non è solo malattia. Ricordo una ragazza di 21 anni, che quando è salita sulla barca era la sua prima volta e non sapeva nemmeno nuotare. Da quando si è messa al timone, non è scesa più. Tutto l’anno portiamo i ragazzi in barca. I giovani, sono i più fragili. All’inizio sono comprensibilmente provati dal punto di vista psicologico a causa della malattia, ma poi imparano a fare gruppo e non vedono l’ora di tornare in barca.
Quando qualcuno mi chiede ‘ma chi te lo fa fare?” io dico che non hanno idea di quanto ti restituisce l’ospedale, che è un luogo di vita e non di morte, che ti fa tornare coi piedi per terra rispetto agli altri problemi quotidiani che assumono una dimensione più piccola, per me quindi diventa un’occasione per stare bene.
Il mio messaggio, ai pazienti, è ricordare loro che c’è la luce in fondo al tunnel, di andare avanti, di avere fiducia ed essere positivi, e vedere sempre il bicchiere mezzo pieno”.

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