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L'iniziativa

AVPN e Associazione Pizza Romana approvano le farine Polselli della tradizione

AVPN e Associazione Pizza Romana approvano le farine Polselli della tradizione

C’è un filo invisibile, ma solido come il grano, che lega la storia della pizza alla storia delle farine. Un filo che oggi si fa ancora più evidente grazie alla “Polselli”, storico molino di Arce, che ha ottenuto una triplice, prestigiosa approvazione: da un lato, quella dell’Associazione Verace Pizza Napoletana (AVPN) per la sua farina dedicata alla pizza classica al forno e alla fritta napoletana, dall’altro, quella dell’Associazione Pizza Romana, per le sue linee dedicate alla pizza tonda, in pala e in teglia. Un risultato, da primato assoluto, che non arriva per caso, ma che rappresenta il frutto coerente di un percorso fatto di studio, rispetto della tradizione e ricerca continua dell’eccellenza.

La “Polselli”, infatti, non produce semplicemente farina, ma materia prima intrisa di storia, identità e cultura gastronomica. Ed è proprio la storia che oggi torna a far parlare di sé, attraverso il profumo inconfondibile della pizza fritta napoletana, forse la più popolare, coraggiosa e resiliente tra le espressioni della cucina partenopea. Se la pizza napoletana al forno ha conquistato il mondo con la sua semplicità regale, la pizza fritta è l’emblema della Napoli del dopoguerra: ferita ma creativa, povera ma piena d’ingegno. Dopo la seconda guerra mondiale, con i forni distrutti e gli ingredienti scarsi, i napoletani inventarono una nuova via al piacere: impasti fritti in olio bollente che si gonfiavano dando un senso di sazietà e calore. All’interno, quel che c’era: ricotta, ciccioli, qualche pezzetto di salame, oppure nulla. Una cucina che nasce dalla strada e dalla famiglia: spesso erano le donne dei pizzaioli, nei celebri “bassi” napoletani, a impastare e friggere, vendendo direttamente fuori casa queste delizie, oggi giustamente celebrate come tradizione gastronomica e patrimonio culturale. Ma questa “invenzione della fame” ha radici antiche.

Nel XVI secolo Giovan Battista Del Tufo già citava le “zeppolelle”, e nel 1837 Ippolito Cavalcanti nel suo “Cucina teorico-pratica” parlava di fritti ripieni di pesce azzurro o baccalà. Il termine "oggi a otto" raccontava poi di una Napoli dove il credito valeva quanto il pane: la pizza fritta si pagava la settimana dopo. A rendere immortale questa pietanza fu poi il cinema. In "L’oro di Napoli" (1954), diretto da Vittorio De Sica, una splendida e popolare Sophia Loren impersonava una pizzaiola che friggeva e vendeva direttamente sulla strada. Un'immagine potente, divenuta simbolo della forza e della bellezza della donna napoletana, della sua arte culinaria e della sua dignità. E proprio in questo contesto profondamente identitario, con una farina che parla napoletano e romano, si inserisce oggi il riconoscimento ricevuto dalla “Polselli”, che con la sua “Classica” e “La Montanara”, ha ottenuto l’approvazione ufficiale dall’Associazione Verace Pizza Napoletana per la preparazione della pizza al forno e, come grande novità, per la fritta napoletana. Un plauso che porta la firma del presidente Antonio Pace, del direttore generale Stefano Auricchio e del responsabile marketing Gianluca Liccardo. Tre nomi che da sempre si battono per la tutela e la valorizzazione della vera pizza napoletana in tutte le sue espressioni.

Ma non è tutto. Con lo stesso rigore, la Polselli ha ottenuto anche il riconoscimento da parte dell’Associazione Pizza Romana, certificando così la qualità delle sue farine per pizza in teglia, in pala e tonda, nella linea "La Romana", apprezzata per la sua tenacità, lavorabilità e digeribilità. Le tre tipologie proposte dalla casa di Arce, coprono così tutte le esigenze e ciò che colpisce è la coerenza. La “Polselli” non si limita a produrre farine tecnicamente valide: essa abbraccia una filosofia produttiva che guarda alla storia, alla cultura materiale e al radicamento territoriale. La farina, qui, non è un ingrediente generico, ma una base di memoria. È tradizione viva che passa attraverso le mani di chi impasta e si rinnova ogni volta che si serve un piatto autentico. In un'epoca in cui tutto tende a standardizzarsi, l’impegno di aziende come la “Polselli” – radicate nel territorio ma capaci di dialogare con il mondo – rappresenta un valore irrinunciabile.

Il loro lavoro conferma che l’eccellenza italiana nasce sempre da una profonda consapevolezza del passato. E se oggi possiamo gustare una pizza fritta che sa ancora di Napoli, o una romana fragrante come quella delle migliori tradizioni laziali, lo dobbiamo anche a chi, come “Polselli”, ha scelto di produrre farina non per moda, ma per amore.

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